Daniele Cobianchi: «Interpreto il mio tempo a 50 anni. I veri punk? Siamo noi, senza tatuaggi e giubbotti di pelle».

Ad di McCann e scrittore, si veste da cantautore: il prossimo 5 maggio sarà pubblicato il suo album d'esordio, "Ciclista amatoriale".

Daniele Cobianchi: «Interpreto il mio tempo a 50 anni. I veri punk? Siamo noi, senza tatuaggi e giubbotti di pelle».

di Rita Vecchio

E’ sapere interpretare il proprio tempo, a cinquant’anni, il fil rouge del lavoro discografico di Daniele Cobianchi. Di professione AD di McCann, allo storico tre romanzi - “Il segreto del mio insuccesso” (Mursia), “Dormivo con i guanti pelle” (Mondadori), “La sindrome di Hugh Grant” (Mondadori) - intraprende un percorso musicale «consapevole e soprattuto libero». Così pubblica “Ciclista amatoriale” (distribuzione Artist First), disco d’esordio che uscirà il 5 maggio con la produzione di Alberto Bianco (lo stesso di “Una somma di piccole cose” di Niccolò Fabi). Anticipato da “Oceano Mare” (tra i top 50 dei singoli più ascoltati in radio), “Prima che arrivassi te” sarà il secondo singolo estratto dell'album, dedica alla moglie Vittoria, protagonista del videoclip del brano. Quella di Cobianchi è una musica inseguita fin da giovane, quando, dopo l’incontro con il produttore Roberto Costa (Lucio Dalla, Luca Carboni), pubblica nel 1995 “Manchi Solo tu” (BMG-Ricordi) prima di comparire lui stesso tra gli autori di “Good Times” di Fargetta.

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«Era quello che volevo fare nella vita - racconta con occhi felici e, nello stesso tempo, privi di ansia da prestazione - Ma non mi sono mai accanito, tant’è che poi sono entrato nella pubblicità, mondo che ho amato e che amo». Il disco è stato registrato «in diretta» da Riccardo Parravicini al Rima Maia Studio, lo stesso di Gazzè e Fabi, «ritrovando la magia di musicisti che suonano insieme».

Ballad caratterizzate da un pop lo-fi, in cui la cura maniacale del suono e di «pochi strumenti ma buoni» ne fanno un disco «contemporaneo, che mi rappresenta nel sound e nei testi. Ho espresso liberamente quello che sono a un’età in cui spesso di fanno i conti, e in cui si mette davanti l’oramai». E invece, in Cobianchi, un oramai non c’è. «Interpreto da adulto il mio tempo, ma non ne sono schiavo. Non c’è ego, solo il godimento personale di fare una cosa che ti dà felicità». Non uno scimmiottare i giovani: «I veri punk siamo noi: no tatuaggi, no monopattini, no giubbotti di pelle. A questa età, hai tutto quello che i 50 anni ti danno: la consapevolezza del tempo, la conoscenza del dolore, delle fragilità, dei fallimenti e dei sogni che restano». 

I suoi riferimenti sono Niccolò Fabi («ci accomuna la sensibilità»), gli Stadio, Lucio Dalla, Vasco Rossi. E poi c’è Raf, cui la sua musica si avvicina. «Oggi, un disco come il mio, lo ascolti dalla prima all’ultima traccia, perché non segue la politica dei singoli. Spotify, da una parte, fa bene alla musica. Dall’altra, però, la vincola a seguire delle regole che non possono essere universali. Vedi Brunori che, avendo delle cose da dire, non ha badato alla durata dei brani». E in attesa di esibirsi live, aggiunge: «L’arte è essenza salvifica, è raccontare la vita. Mi viene in mente l’attore di Mare Fuori (Artem Tkachuk, Pino ‘o pazzo nella serie, ndr) quando dice che il cinema l’ha tolto dalla strada». E allora, ci vuole coraggio a fare un disco a 50 anni? «Ho raggiunto una maturità tale da potere vivere quello che mi accade, posso fare quello che voglio. E io, dal canto mio, non sto facendo nulla di distonico. Sto solo facendo quello che mi diverte».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Aprile 2023, 15:01
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