Colapesce Dimartino: «Troppe aspettative, troppo stress. A Sanremo fate un bel tuffo con noi: “Splash”»

Torna al Festival il duo di "Musica leggerissima"

Colapesce Dimartino: «Troppe aspettative, troppo stress. A Sanremo fate un bel tuffo con noi: “Splash”»

di Totò Rizzo

Altro che “voglia di niente” come cantavano in “Musica leggerissima”. Colapesce Dimartino si sono tolti la voglia di tutto o quasi in quest’ultimo anno: musicisti (per conto proprio o di terzi, dai concerti alle colonne sonore), produttori, direttori artistici, soggettisti, sceneggiatori, attori. Un delirio multitasking, una curiosità crossover. E per non farsi mancare proprio nulla ritornano a Sanremo, in gara, un bel tuffo all’Ariston, “Splash”. Segue debutto del loro primo film, “La primavera della mia vita”, evento speciale nei cinema dal 20 al 22 febbraio.

Siete caricati a molla.

«La molla è la voglia di raccontare quel che accade intorno a noi. Che lo si faccia poi attraverso una canzone o sullo schermo, poco importa. Anche stavolta. Partorita l’idea, ci siamo detti: sarebbe bello farne un film. Il cinema d’altronde era uno dei nostri sogni».

Parola d’ordine: mettersi sempre in gioco.

«È la chiave di tutto, il segreto per rimanere in contatto con il presente, per scavalcare il quotidiano. E poi questo ci regala libertà d’azione, autonomia, fuori dal tran-tran del disco da scrivere, da incidere, da promuovere. Devi assolutamente spezzare certi meccanismi».

Dopo due anni, tornate al festival. La spinta?

«Ce l’ha data la stessa canzone. Forte di un sentimento popolare, anche se con i nostri tratti ironici. È pop ma non esattamente pop. Ha un’evoluzione teatrale e pure questa è cifra nostra. È stato scritto che c’è un riferimento a Modugno: verissimo, alla sua “Un calcio alla città” che presentò proprio qui, a Sanremo. E suona molto bene con l’orchestra. Anche stavolta come per “Musica leggerissima”, si parte da un disagio: il nostro tempo affollato di impegni, caricato di aspettative, ansia e stress.

Ecco, “Splash” forse vuol suggerire: mettiamoci comodi, la vita è un’altra cosa».

Però anche gareggiare a Sanremo alimenta aspettative.

«Perché? Postare una storia su Instagram, forse no? Quanti like avrò avuto, quanti avranno condiviso, chi avrà commentato? Ribadiamo: il senso della vita è un altro».

Due anni fa nella serata delle cover portaste “Povera patria” di Battiato. L’orientamento di quest’anno?

«Bocca cucita per disposizioni superiori ma ci aggiriamo nei dintorni, canzone d’autore italiana».

Uno o due colleghi presenti al festival con i quali collaborereste.

Dimartino: «Mi piace Grignani, un personaggio che cattura».

Colapesce: «Madame e Coma_Cose»,

Finito il festival, esce il vostro primo film, “La primavera della mia vita”, diretto da Zavvo Nicolosi. Come vi siete imbarcati in un’impresa simile?

«All’inizio con incoscienza ma il desiderio di sperimentare tanti linguaggi ha vinto: scrivere soggetto e sceneggiatura, musica per la colonna sonora, affrontare la recitazione. È la storia di un’amicizia – diciamo pure la nostra – che nasce, si evolve, finisce, si riallaccia».

Siamo all’autobiografia.

«Ma no, anche perché i protagonisti siamo noi, ma in un’altra dimensione, i nostri caratteri estremizzati all’ennesima potenza. Anche la Sicilia, rievocata dai nostri ricordi personali, non ha niente a che fare con l’isola dei luoghi comuni. In certe scene sembra il Texas».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Gennaio 2023, 10:16
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