Claudio Baglioni torna con un disco di inediti: «Un teleobiettivo sull'amore nel mio album più sofferto»

Claudio Baglioni torna con un disco di inediti: «Un teleobiettivo sull'amore nel mio album più sofferto»

di Rita Vecchio

MILANO - «Non prendere il meglio da questa situazione assurda che stiamo vivendo sarebbe una bestemmia. Sarebbe un disastro». Parla dell’amore, del correre del tempo ma anche di Covid, Claudio Baglioni, alla presentazione del nuovo disco In questa storia che è la mia, che uscirà venerdì a 7 anni dal precedente ConVoi. Racconta dei suoi mesi di lockdown e del suo stato emotivo. «Questa situazione mi ha paralizzato. La mia vita personale è cambiata poco: non sono uno che la sera usciva e che esce tanto. Ma ha dato uno stop al mio lavoro. Troppa confusione. Sono stato fermo 4 mesi, pensando pure di non riuscire a finire il disco. E ora, non pretendo un mondo nuovo, ma dovremmo cercare di non tornare a come eravamo prima. Dovremmo lavorare per migliorarci. Sinceramente, non mi pare si stia facendo». 


Il cantautore romano che nella vita e in 50 anni di carriera «ha tenuto in braccio più una chitarra che qualsiasi altra persona», dice, torna con un progetto discografico «vero e autentico», «come un film che che parte dall’intro Capostoria e che si srotola fino alla fine con tracce, ouverture e brevi intermezzi strumentali e vocali. Anticipato dal singolo Io non sono lì, con il corto girato da Duccio Forzano, il regista genovese che ha firmato i suoi Sanremo per un sodalizio artistico che iniziò nel 1998 al concerto di Baglioni allo Stadio Olimpico. «C’è sintonia. Se faremo qualcosa a breve in tv o sui canali social? Ogni tanto abbiamo in animo di qualcosa…». 
E su Sanremo aggiunge: «L’Ariston ha un profumo mitico. Io l’ho fatto, mettendo le mani avanti: qualora fosse andato male avrei sfoggiato la mia laurea in architettura. Credo si farà anche questa edizione, con le dovute cautele». Ma sul suo ritornarci come ospite risponde in sintesi: «Ci sono stato, ma prima di salire sul palco come direttore artistico. Un giorno uno mi disse: non si può uscire Papi e rientrare cardinali. Su questo motto dovremo riflettere (ride, ndr)». 


Il disco canta l’amore, «come fosse un teleobiettivo sulla sua parabola, ascendente e discendente.

Come una ruota gigantesca, che poi è quello che mi ha interessato di più nella mia attività. Ma non parla del momento che stiamo vivendo».


DODICI NOTE - I LIVE
E poi ci sono i live, che Baglioni vivrà con 12 concerti con l’orchestra sinfonico, coro lirico, soliti e coristi per 60mila persone e «unici nel loro genere» - “DODICI NOTE” - alle Terme di Caracalla di Roma (dal 4 al 18 giugno 2021) e 4 appuntamenti live al Teatro Greco di Siracusa (16 - 17 luglio) e all’Arena di Verona (l’11 e 12 settembre). «Siamo rimasti senza concerti. Non ho ricette, non servono solo gli appelli politici: dobbiamo rimboccarci le maniche tutti. Il nostro è il settore più colpito». Nel frattempo, l’appuntamento con Baglioni è per giovedì 3 dicembre videostreaming su RaiPlay, Rai Radio2 e su RaiPlayRadio per la presentazione in diretta del disco. 

IL DISCO

Un'opera breve in 14 brani con un concept

Un album di quattordici brani. Una ouverture. Quattro interludi piano e voce e un finale. La somma è 78 minuti di musica, parole e arrangiamenti orchestrali. Un disco che ha «un inizio e una fine, «un capostoria e una finestoria», «un concept nel concept» o, per usare sempre parole di Claudio Baglioni, «un’opera breve». In questa storia che è la mia - in uscita il 4 dicembre per Sony Music - è un disco «suonato e vero - racconta - che vorrei venisse ascoltato dalla prima all’ultima traccia come fosse un sequel», e ricco di grandi musicisti. Dal sax di Alessandro Tomei al pianoforte di Danilo Rea, dal violino di Prisca Amori agli arrangiamenti di Celso Valli e Paolo Gianolio, agli archi dell’Orchestra Italiana del Cinema. Il disco esce in formato digitale e deluxe con versioni acustiche extra di alcuni brani. 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Dicembre 2020, 11:06
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