Brunori Sas: «Il mio cuore fa Cip!, canto l'uomo e non la vita degli uomini»

Brunori Sas presenta Cip!: «Il mio album perfetto» e resto il tour nei palazzetti

di Rita Vecchio
MILANO - Nei testi meno politica e più poesia. Suoni meno viscerali e più pop. Brunori Sas sottrae e aggiunge. Espressione che prende forma nelle undici tracce di “Cip!”. Disco appena uscito (Island Record) dal titolo onomatopeico che fa sorridere, in stile ironico alla Brunori che lo sceglie al papabile “Quelli che arriveranno”, e il pettirosso dipinto in copertina. Prende così le distanze dal precedente “A casa tutto bene”.
Racconta e canta «dell’Uomo, e non degli uomini!» con leggerezza.

Una visione in cui tra gli opposti bene e male, tra giusto e sbagliato, va in scena il guardare le cose difficili con gli occhi sognanti di un «fanciullino, imparando a gestire gli attriti», dice Brunori. Come il canto del pettirosso, spensierato anche in una giornata di gelo. Questa la chiave di lettura. Non un concept. Anche se il filo conduttore c’è (con tanti “noi” e i “tu” che si rincorrono), e «da buon commercialista maniaco dei fogli Excel» - come Dario Brunori (iscritto così 42 anni fa all’anagrafe di Cosenza), scherzosamente si definisce - ha idee chiare. «Un disco rivoluzionario e ozioso- dice - meno urlato e dai toni nuovi». 

CIP!
Sintetico. Ritmico. Visione etica della vita. Un disco che fa bene alla musica che ci circonda. E se lo definisce “La Gestalt calabra e l’album perfetto”, per capirlo si ascolti il singolo che lo ha anticipato, “Per due che come noi” (il video su YouTube ha superato un milione e mezzo di visualizzazioni): testo schietto e suoni dolci di orchestra d’archi e voce. Prodotto con Taketo Gohara (qui nella doppia veste di musicista di kalimba e percussioni), il disco è stracolmo di sonorità. Glockenspiel, wind chimes, toy piano. E poi, elettronica, psichedelica e basso tuba (“La canzone che hai scritto tu”). Armonici di chitarra (“Anche senza di noi”). Mandolino e violoncello (“Mio fratello Alessandro”). Fiati. Fino a cori e trilli di “Fuori dal mondo” dove assolda la madre («tutti hanno un feat., il mio è con Mammarella Sas»). «Non temi di politica - specifica - mi addentro di più nella vicenda umana. Sono stato alle riunioni delle Sardine a Cosenza: bene il confronto, ma contro una politica antipoetica la nostra visione deve essere poetica. Il disco è più poetico e religioso, insomma». E cita i cantautori americani Father John Misty o Jonathan Wilson (Elton John). Ma qui si ritrovano anche i nostri classici: Dalla e soprattutto De Gregori. 

SANREMO 
Un “No, grazie”, è la risposta data al Festival. Eppure in tanti lì, sul palco dell’Ariston, lo avrebbero visto bene. «La verità è che sono ansioso. La gara per ora non mi si addice». 

I PALAZZETTI
Diverso anche il tour. Esordirà da marzo per la prima volta nei palazzetti: «Rocker di tutto il mondo, tremate! Arriva Brunori!». E promette un live più rock e meno teatrale. Un po’ come i suoi inizi.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Gennaio 2020, 12:20
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