Non solo Bono: dai Led Zeppelin a John Lennon e Pink Floyd, quando la star rinnega sé stesso

Non solo Bono: dai Led Zeppelin a John Lennon e Pink Floyd, quando la star rinnega sé stesso

di Claudio Fabretti

Niente di Bono da salvare. O quasi. Fa scalpore la feroce autocritica del leader degli U2, che ha definito «imbarazzante» la sua voce nei primi brani e infelice la scelta del nome stesso del gruppo. Alla fine, Bono Vox ha “risparmiato” solo Vertigo e quella Miss Sarajevo che peraltro non porta neanche la firma degli U2 bensì dei Passengers (progetto sperimentale che includeva i quattro irlandesi e Brian Eno). Una miseria, rispetto ai 45 anni di storia, agli oltre 200 milioni di dischi venduti e al patrimonio inestimabile di canzoni della band dublinese. Un’uscita eclatante - quella affidata da Paul Hewson all’Hollywood Reporter - ma non è certo la prima volta che una rockstar demolisce le sue stesse opere. 

Spesso, infatti, sono proprio gli artisti i peggiori critici di sé stessi. Anche John Lennon, ad esempio, odiava la sua voce, al punto che durante le registrazioni pretendeva spesso di modificarla artificialmente. E non meno impietoso fu il giudizio dello stesso Lennon su una delle ultime hit dei Beatles, Let It Be: «Non so cosa avesse in testa McCartney quando l’ha scritta, non ha niente a che vedere con noi». Sulla stessa falsariga i Pink Floyd a proposito di uno dei loro capolavori, Atom Heart Mother: «È un mucchio di rifiuti, lo realizzammo in una fase discendente» (David Gilmour). «Se qualcuno ora mi dicesse: “Se esci sul palco e suoni Atom Heart Mother ti darò un milione di sterline”, io gli risponderei: ma che razza di scherzo è?» (Roger Waters). E a proposito di hit immortali, perfino l’intoccabile Stairway To Heaven dei Led Zeppelin è incappata nella mannaia dei suoi autori: «Mi verrebbe un attacco di orticaria se a ogni concerto dovessi eseguirla», proclamò un esasperato Robert Plant nel 1988.

Più di recente, i Radiohead hanno rinnegato il loro primo grande successo, Creep: pare addirittura che il chitarrista Jonny Greenwood abbia cercato di boicottarne l’incisione piazzando i tre potenti accordi che lanciano il ritornello, ma il paradosso è che così il pezzo è uscito rafforzato. È noto che invece Michael Stipe degli R.E.M. non volesse più avere niente a che fare con Shiny Happy People: «Non dico di vergognarmene, ma quel brano non ha più alcun appeal su di me». Più esplicito Liam Gallagher degli Oasis su Wonderwall: «Non posso più sopportare quella fottuta canzone! Ogni volta che devo cantarla vorrei imbavagliarmi».
In campo pop, Madonna ha raccontato di essere perseguitata da Like A Virgin, che è «proprio la canzone che non voglio più sentire», mentre Lady Gaga considera Telephone «il peggior brano inciso». E in Italia? Francesco De Gregori il più spietato: per anni ha ritenuto La donna cannone «troppo melodica» e con Viva l’Italia ha un rapporto di ciclico amore-odio.

Ipercritici del pentagramma. Ma ora Bono li ha superati tutti in tromba.


Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Gennaio 2022, 16:16
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