Cinquant'anni senza i Beatles, il 10 aprile 1970 l'addio di McCartney

Cinquant'anni senza i Beatles, il 10 aprile 1970 l'addio di McCartney

di Claudio Fabretti
Cinquant’anni senza i Beatles. Cinquant’anni dallo scioglimento più doloroso (e atipico) della storia della musica. Fu Paul McCartney, il 10 aprile del 1970, ad apporre la parola fine al mito dei Fab Four. Con metodo inusuale, da par suo. Una (auto)intervista, realizzata attraverso la sua casa discografica, la Apple, in cui Sir Paul rispondeva ad alcune domande sul suo imminente primo album solista (McCartney). Il dattiloscritto finì in mano a Don Short del Daily Mirror che titolò in prima pagina a caratteri cubitali: “Paul is quitting The Beatles”. Una scelta dettata da «ragioni personali e professionali», avrebbe poi spiegato il bassista.

Leggi anche > Lady Gaga diventa Patrizia Reggiani, da pop star a vedova nera per il regista Ridley Scott

Oltre a rendere conto a una massa oceanica di fan sconvolti, McCartney dovette anche fronteggiare la rabbia di John Lennon, che aveva deciso di mollare mesi prima, ma non l’aveva comunicato per aspettare l’uscita dell’ultimo album del gruppo, Let It Be, che poi sarebbe stato pubblicato di lì a poco con l’intervento del produttore statunitense Phil Spector.

Perché quella dei Beatles era ormai una macchina in corsa senza più pilota, ma con dentro ancora tanta benzina, come aveva appena testimoniato lo splendido Abbey Road. Una band di magnifici solisti senza più legami. Perfino anarchica, come era apparso nel White Album. «Ormai ero solo io con un gruppo di spalla, e Paul con un gruppo di spalla», aveva implacabilmente sentenziato John Lennon. I successivi dissidi avrebbero solo aggravato una crisi annunciata.


Si chiudeva così la leggenda dei quattro di Liverpool, istantanea sempiterna di un’epoca e pietra angolare della stessa cultura pop, con la loro messe di record e di dischi venduti (se ne conta circa un miliardo). «The dream is over», come avrebbe cantato Lennon di lì a poco (God). E non ci sarebbero stati ripensamenti. Anche per questo fu uno scioglimento atipico. Infinite, invece, le ipotesi sulle cause: dal ruolo di Yoko Ono - di recente “scagionata” dallo stesso McCartney - alla rivalità tra i due (ex?) amici John e Paul, che sarebbe proseguita con frecciatine reciproche (e tentativi di riappacificazione) anche da solisti.


Poi, il luogo comune vuole che, da soli, i quattro non avrebbero più raggiunto i traguardi della gloriosa ditta. Niente di più falso. Perché se è indubbio che l’alchimia beatlesiana si sarebbe dissolta per sempre, è altrettanto doveroso ricordare come McCartney (da Band On The Run al recente Egypt Station), Lennon (da Plastic Ono Band a Imagine e Double Fantasy), Harrison (da All Things Must Pass a Cloud Nine) e lo stesso outsider Starr (quantomeno quello di Ringo, 1973) abbiano consegnato ai posteri un’altra considerevole dose di prodezze. Tanto per ricordarci che nessuno scioglimento e nessun revisionismo critico potranno mai cancellare i Beatles dai libri di storia.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Aprile 2020, 15:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA