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Battiato, esce il nuovo struggente inedito “Torneremo ancora”
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di Totò Rizzo
Trentaquattro secondi d'chestra, poi la voce diFranco Battiato vibra nelle orecchie e fa eco nell’anima: è Torneremo ancora, il brano inedito che apre l’antologia di sue composizioni famose, il nuovo, attesissimo disco che porta il titolo omonimo ed esce venerdì, pubblicato da Sony in Cd e doppio Lp. Poco più di mezzo minuto, un’introduzione sinfonica profonda come un respiro (ma proprio alla produzione armonica di Battiato, più che a quella ritmica, è dedicato questo lavoro con la Royal Philarmonic Concert Orchestra diretta da Carlo Guaitoli) e poi il timbro inconfondibile che si inerpica con qualche affanno in più e cerca di superare le barriere gravitazionali delle ottave, i versi che percorrono strade meno esoteriche ma senza perdere di mistero e poesia, tra «assenza di tempo e di spazio», mondi che non conoscono confini, al di là di una presenza terrena, in cerca di un’esistenza nel cosmo.
Una canzone bella e struggente, a ripagare di un’assenza che dura da troppo e non soltanto per i fedelissimi. Un brano che – manda a dire Battiato, per motivi di salute assente ieri a Milano alla presentazione dell’album – è un’ulteriore testimonianza «del mio lavoro sulla conoscenza insondabile del mistero del passaggio». E, a rimarcare questo cammino, il fido Juri Camisasca, che firma insieme a lui Torneremo ancora, aggiunge che l’idea ispiratrice è «la trasmigrazione delle anime verso la purificazione, il loro percorso al termine della vita terrena verso cieli nuovi e terre nuove».
Per il resto, il disco è una collana di perle preziose, canzoni che hanno scolpito il nome dell’artista tra i grandi della musica moderna (da Come un cammello in una grondaia a Povera patria, Prospettiva Nevski, La cura, I treni di Tozeur, E ti vengo a cercare e altre) e omaggi a quegli amatissimi anni 60 che rinverdì nei volumi di Fleurs (Te lo leggo negli occhi, Perduto amor). Per tutte, “intro” e finali di arioso respiro sinfonico ma senza enfasi, nel rispetto dello spirito di ogni brano.
Battiato è sempre stato uno molto pignolo e dunque non sarà stato semplice per Carlo Guaitoli vestire a nuovo con i suoi arrangiamenti, orchestrare, dirigere e concertare con la voce dell’interprete, queste canzoni. Ma c’è stata una cosa che, alla fine del lavoro, ha fugato ogni suo dubbio: «Aver visto Franco stesso commuoversi durante l’ascolto finale dell’intero disco è stata la conferma che un lavoro importante era stato fatto, che avevamo dato vita a un documento che rende onore alla sua straordinaria carriera. Sono orgoglioso di questo, al di là del risultato artistico che ci ha appagati entrambi».
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