Al Bataclan il rapper che canta Jihad e «Crocifiggiamo i laici»: rabbia e proteste in Francia

Al Bataclan il rapper che canta Jihad e «Crocifiggiamo i laici»: rabbia e proteste in Francia
Il suo pezzo più famoso si chiama Crocifiggiamo i laici, il suo album più celebre è intitolato Jihad: Médine, all'anagrafe Médine Zaouiche, rapper francese di origini algerina, è finito nell'occhio del ciclone, e non solo per le sue canzoni. Un suo concerto è stato infatti fissato per i prossimi 19 e 20 ottobre al Bataclan, teatro dell'orrore dell'attentato del 13 novembre di tre anni fa in cui morirono 90 persone proprio per mano dei terroristi islamici.

«Donne stuprate perché forse legate all'Isis: non le aiutano e non possono tornare a casa»


L'artista si difende parlando di «provocazioni», ma a Parigi è esplosa la protesta soprattutto da ambienti di destra ed estrema destra. Oltre novemila firme hanno appoggiato la petizione online No al rapper Médine, mentre alcuni avvocati, che agiscono per conto dei familiari di morti e feriti nel massacro del Bataclan, hanno annunciato azioni legali per ottenere l’annullamento dei due concerti. La canzone nel mirino dei contestatori fu pubblicata una settimana prima della strage di Charlie Hebdo, in cui i fratelli Kouachi uccisero 11 persone nella redazione del settimanale satirico: per Medine il brano «era per i fondamentalisti laici quello che le caricature di Charlie Hebdo erano per i fondamentalisti religiosi». 
«Al Bataclan - scrive su Twitter il presidente dei Republicains, Laurent Wauquiez - la barbarie islamista è costata la vita a 90 nostri connazionali. Meno di 3 anni dopo, salirà sul palco un individuo che canta 'crocifiggiamo i laici' e che si presenta come 'islamo-teppa'. Sacrilegio per le vittime, disonore per la Francia!». «Nessun francese può accettare che questo tizio - rincara la dose Marine Le Pen - rovesci queste porcherie sul luogo della carneficina del Bataclan. Basta con la compiacenza o, peggio, l'incitamento al fondamentalismo islamico!».
Médine, 35 anni, nato a Le Havre, ha sempre trattato temi impegnati, dalla guerra in Algeria, patria dei suoi genitori, alla crisi palestinese o alla Birmania, e si è sempre professato contro la guerra contro il radicalismo religioso: nelle sue canzoni parla della jihad come una lotta individuale (il sottotitolo dell’album Jihad è, appunto, La guerra più importante è contro se stessi), non come una guerra contro l’Occidente.
 
 

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Giugno 2018, 16:57
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