Annalisa Minetti: «Tornerei a Sanremo, ma per presentarlo. Nel mio nuovo disco c'è una nuova grinta»

Annalisa Minetti: «Tornerei a Sanremo, ma per presentarlo. Nel mio nuovo disco c'è una nuova grinta»

di Totò Rizzo

Con tutto quel che ha da fare – musica, studio (già due lauree e in arrivo la specialistica in Psicologia dello Sport), attività agonistiche e filantropiche, famiglia – è un miracolo che Annalisa Minetti abbia il tempo di un’intervista. Ma c’è il nuovo singolo, “Déjà vu”, un elettropop ritmico che si getta un po’ alle spalle la cantante melodica e precede altri brani dell’album che uscirà in primavera.

“Déjà vu” come voltare pagina, conservare in archivio il già visto.

«Non rinnego nulla del passato, sia chiaro, sono anche frutto di tutto quel che ho fatto fino ad oggi ma c’è una diversa consapevolezza, la voglia di tirare fuori grinta, energia, dinamicità che sul palco sfodero ma che nei dischi erano rimaste in ombra. A 45 anni mi sembra arrivata l’ora».

Chi glielo aveva impedito?

«Ero troppo impegnata ad affrontare un disagio, più che a superarlo. Questo rendeva tutto più artificioso, macchinoso. Adesso voglio mostrarmi senza schermi tanto che questo progetto vorrei chiamarlo “Nuda”».

L'ha forse aiutata la marcia trionfale dei successi ottenuti con lo sport?

«Senza dubbio. L’atletica e tutte le altre discipline che ho affrontato mi hanno resa talmente sicura della mia volontà che mi son detta: perché non provarci anche con la musica? E sono qui, su un’altra griglia di partenza, pronta allo start».

Pronta sempre a mettere a tacere la retorica sulla disabilità.

«Disabile è una parola ingiusta. Tanti disabili hanno dimostrato di essere abilissimi. Nell’accademia sportiva dove insegno pratichiamo lo skymano: possono scendere in campo tutti, senza distinzioni di sesso, età, abilità».

 

Anche la maternità l’ha resa più sicura?

«È il lavoro più bello e più difficile del mondo ma basta mettersi nei loro panni e chiedersi: cosa volevo io quand’ero figlio? Dipingiamo spesso i ragazzi di oggi come in realtà non sono, come fossero svogliati nei confronti della vita se non peggio: invece dovremmo correggere il tiro su giudizi affrettati e soprattutto aiutarli a sognare».

Che tipo di madre è?

«Cerco di assecondarli nelle loro attitudini.

Fabio ha 14 anni e fa il liceo artistico. Si era capito fin da quando era bambino che ritrarre il mondo attraverso il segno grafico fosse una tendenza piuttosto spiccata, disegnava e dipingeva di continuo, innegabile che abbia una vena creativa, artistica. Elèna ha un tipo di fisicità incontenibile, le piace correre, danzare. Lo sport? Il ballo? Chissà. È ancora piccola, non ha ancora cinque anni».

Due lauree, una specialistica in arrivo. Anche questo è volontà, tenacia, determinazione?

«Lo studio non è una sfida con se stessi, è voglia di acquisire nuova conoscenza, di essere più competenti e dunque più preparati».

Musica, sport, studio: è un training continuo, il suo.

«È la vita, soprattutto, il vero allenamento quotidiano».

Torniamo alla Annalisa artista.

«A parte il disco che arriva in primavera, sono in tournée fino a dicembre anche fuori dall’Italia. A novembre, per esempio, ho un bel giro in Norvegia. E poi c’è una nuova avventura: un libro scritto a quattro mani con Manuela Villa con la quale è nata una bellissima amicizia. È un romanzo ma non posso dire di più».

Domanda d’obbligo per chi è stato e ha pure vinto a Sanremo. Ci tornerebbe al festival?

«Perché no? Basta avere una bella canzone, un motivo in cui credi fortemente. Ma oltre a tornarci in gara, mi piacerebbe presentarlo. Vede, il mio live non è solo un recital. Sul palco non canto soltanto ma ballo, recito, intrattengo. Anche questa è stata, un po’ alla volta, una scoperta, ho affinato una capacità dialettica che ha creato, nel propormi al pubblico, dinamiche inedite, uno scambio nuovo».

Insomma, una Minetti diversa rispetto alla ragazza di 22 anni che nel ’98 arrivò sul gradino più alto del podio a Sanremo.

«Certo, se ci ripenso provo tenerezza ma anche quella Annalisa era una tipa tosta, consapevole che avrebbe fatto di tutto perché i suoi sogni si avverassero».

Proprio come vorrebbe per i giovani di oggi. Ha per caso una ricetta?

«Ne avrei, mi piacerebbe occuparmi di progetti didattici».

Beh, potrebbe ritentare di entrare in politica come ha già fatto ma senza successo. Vorrebbe riprovarci?

«Forse i tempi non erano maturi per farlo. Oggi? Non so. Ma più che altro vorrei formare un team di idee che affiancasse i politici. Non le dico certo per chi voto ma, nonostante qualche divergenza di vedute, mi piace Giorgia Meloni, come atteggiamento, intendo: stimo le persone combattive, coerenti anche nell’ammettere gli errori».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Settembre 2022, 14:31
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