Almar'à, nasce la prima orchestra di donne del Mediterraneo: il singolo contro ogni stereotipo

Almar'à, nasce la prima orchestra di donne del Mediterraneo: il singolo contro ogni stereotipo

di Silvia Natella
Si chiama Almar'à ed è la prima orchestra di donne arabe e del Mediterraneo in Italia. Composta da tredici donne di nove provenienze geografiche diverse, promette un sound frutto di una contaminazione tra culture e generi musicali lontani. Il nome significa "donna con dignità” e si addice a un progetto che nasce dall’esigenza di sensibilizzare l'opinione pubblica e di andare oltre gli stereotipi legati al mondo arabo.

Leggi anche > La dedica commovente della figlia di Francesco Nuti e di Veronesi: «Momento più bello della tv»

La loro musica è un viaggio che parte dalle radici, dai suoni tipici della musica araba per poi spaziare nei territori del jazz. L'occidentale e l'orientale si incontrano nella polifonia di voci femminili che rappresentano l'esempio migliore dell'integrazione sociale. “Rim Almar'à” è il video del loro primo singolo. L’arrangiamento è firmato da Ziad Trabelsi, Mario Tronco, Pino Pecorelli, Leandro Piccioni, mentre il video realizzato da Francesco Cabras grazie al contributo della Fondazione Cultura e Arte, non mostra volti ma sagome indistinte.


Il titolo vuol dire “Giovane donna”, ed è la promessa d’amore a un uomo che sta partendo, forse per sempre. Un pezzo che appartiene alla tradizione araba tunisina e ne mantiene la lingua, ma che viene rielaborato sia nel testo che negli arrangiamenti fino ad acquistare un sound unico, che unisce la forza della linea melodica araba all’armonizzazione occidentale.



Superando confini geografici e frontiere musicali, nel singolo il violino classico di Dania Alkabir Alhasani (Siria), già membro dell’Orchestra Nazionale Siriana e della Syrian Philharmonic Orchestra si accosta al kanun della giovane Dima Dawood, nata a Damasco e ora di base a Berlino; il contrabbasso jazz di Derya Davulcu (Turchia) suona con la darbouka di Sana Ben Hamza(Tunisia); il violoncello di Eszter Nagypal (Ungheria) - musicista di grande esperienza per anni al lavoro con Ennio Morricone e Nicola Piovani - accompagna il flauto nay di Valentina Bellanova (Italia), uno strumento della tradizione araba suonato da un’italiana, al momento trapiantata in Germania e docente al Conservatorio di Musica Turca di Berlino (BTMK) e alla Global Music Academy di Berlino. 

Il piano è nelle sapienti mani di Sade Mangiaracina (Italia/Tunisia), tra i “dieci protagonisti del jazz italiano del futuro” per la nota rivista statunitense GQ, e un fan d’eccezione come Paolo Fresu, che ha prodotto il suo ultimo disco; le percussioni appartengono all’energia di Vera Petra (Italia); il flauto traverso è di Silvia La Rocca(Eritrea/Etiopia), studi al Conservatorio di Musica Santa Cecilia e una carriera decennale in ambito concertistico. Nel coro, l’esperienza di Kavinya Monthe Ndumbu (Kenya) e Yasemin Sannino (Turchia) - voce de “Le Fate Ignoranti” di Ferzan Özpetek e collaborazioni con i maggiori compositori di colonne sonore italiane ed estere - si fonde con la passione di Hana Hachana (Tunisia), 24 anni e una professione di estetista; e Nadia Emam (Italia/Egitto), cresciuta in Toscana ma decisa a non abbandonare le proprie origini.
Provenienze diverse, spesso accomunate da una nazionalità italiana, una seconda generazione che guarda al futuro con la voglia di ritrovare le proprie tradizioni. 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Dicembre 2019, 08:45
© RIPRODUZIONE RISERVATA