Achille Lauro: «Dante, sesso e Maradona, il mio mondo è uno show»

Achille Lauro: «Dante, sesso e Maradona, il mio mondo è uno show»

di Rita Vecchio

MILANO - È nel mezzo del cammin della sua vita che Achille Lauro si ritrova nel girone con il nuovo disco in uscita oggi. Lo intitola con il suo nome, “Lauro” (all’anagrafe di cognome è De Marinis), perché «volevo parlare di me - dice - Le canzoni sono fotografie del mio stato d’animo. Sembra spocchioso chiamarle poesie, ma alcune è come se un po’ lo fossero». Sui social pubblicherà un quadro per ognuno dei dodici brani della tracklist, mentre nel vinile formato pop up ci saranno i monologhi/quadri di Sanremo.


In copertina, l’impiccato.
«Che piaccia o no, è una tela che ho dipinto io (scherza, ndr). Ho una visione cinica e l’impiccato simboleggia la metafora della vita. Ogni lettera rappresenta le anime che ho portato al Festival».


Nel teaser di “Lauro” c’è lei bambino che recita Dante. 
«È lo stesso Lauro che sono oggi. Uno che non vive il presente, che ricorda il passato con malinconia e che pensa al futuro. Si dice che il palco sia spettacolo e che la vita sia una cosa seria. Ma in scena Achille Lauro non è diverso da come è nella vita. E per me, la musica è una cosa seria».

 


Tanti riferimenti a “femmina”, “donna”, “virilità”, nell’album. 
«Sì. In “Marilù” c’è una donna travolta dall’amore. In “Femmina” la donna che decide di essere invece che apparire. In “Pavone”, brano pop porn (il sesso è parte della mia musica), una donna desiderio, passione primordiale e animalesca.

Una malafemmina (per citare Murolo). C’è anche il nascondersi dietro la virilità. Essere virili significa dimostrare di essere uomini? Sono frasi degli anni 30. In un brano, infatti, canto che il mio Dio “è in minigonna”. Ognuno lo vede dove vuole». 


Attuale è il catcalling. 
«Sono allergico al mondo privo di cultura, che non costruisce e si abbandona. C’è un grande burrone culturale e noi ragazzi di oggi dobbiamo pensare a costruire un domani pieno di rispetto per i diritti umani».


Chi sono i ragazzi di oggi?
«La Generazione X, chi non crede in niente e che si fa etichettare come “sbandata”, ma che invece comincia a lottare contro omofobia e per i diritti». 


Le sue “stupide canzoni d’amore” sono le stesse definite tali da Vasco o TheGiornalisti? 
«Le mie sono ancora più stupide (ride, ndr). C’è del cinismo quando canto l’amore». 


Beatles, Chelsea Hotel, Maradona…
«Tante citazioni nei brani. Sono per me emblema di musica, passioni e vita da star». 


Ha rivoluzionato Sanremo? 
«La rivoluzione l’ha fatta quel visionario di Amadeus che non mi ha cacciato il primo giorno. Non ho dormito di notte per studiare. Qui (io) c’è un pazzo vero (ride, ndr)».


A chi le dice che è genio e sregolatezza, cosa risponde? 
«Che sono molto peggio». 


Finita la pandemia?
«Mi trasferisco a New York City». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 17 Aprile 2021, 13:26
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