U2, 40 anni di una band
leggendaria nata in una cucina

U2, 40 anni di una band leggendaria nata in una cucina

di Claudio Fabretti
L a cucina irlandese non è tra le più rinomate del mondo. Ma quella di Larry Mullen ha sfornato la rock band più fortunata degli ultimi quarant’anni.

Era il 25 settembre 1976, quando quattro ragazzi si ritrovavano attorno ai fornelli di una casa di Artane, sobborgo di Dublino. Il proprietario, un batterista, pochi giorni prima aveva messo un annuncio nella bacheca della Temple Mount School per formare una band. Quel giorno, nella cucina di Mullen, ci sono Paul David Hewson “Bono Vox”, David Howell Evans “The Edge” e Adam Clayton. Devono solo trovare il nome giusto. Scelgono Feedback, The Hype e finalmente U2 - dal nome dell’aereo spia americano che nel 1960 venne abbattuto su suolo sovietico. Sono poco più che adolescenti, ma nelle loro vene scorre già il fuoco sacro del rock.

La loro Irlanda è ancora un magma incandescente, tra gli ultimi fuochi dei Troubles - il conflitto tra lealisti e repubblicani - e un fervore religioso che ha radici antiche. Bono & C. la riflettono in versi e note. Sotto la guida del produttore Steve Lillywhite, incidono il primo Lp,Boy, griffato in copertina dal viso innocente di Peter Rowen, fratello minore di Guggi dei Virgin Prunes (volto che poi tornerà, in versione cresciuta e imbronciata, nel successivo War). Quel cocktail di freschezza, ingenuità ed energia punk-wave esplode come una supernova, tra i riff epici di The Edge e il canto enfatico di Bono. I Will Follow, il primo inno. Seguito dal salmo epocale di Gloria, a incorniciare il bis di October (1981). Da qui, una strada in discesa. Un precipizio verso il trionfo mondiale. Costruito su pilastri del rock anni 80 come War (l’album di Sunday Bloody Sunday e New Years Day), The Unforgettable Fire (con l’altro inno In The Name Of Love).

Quindi lo sbarco in America di The Joshua Tree sotto la regia di un altro guru come Brian Eno, e le sperimentazioni coraggiose di Achtung Baby e Zooropa. Un’ascesa vorticosa verso la celebrità, con performance live che si evolvono via via in sontuosi kolossal tecnologici. E con Bono che, da rockstar, si trasforma in leader mondiale al servizio delle buone cause. Nel frattempo, la qualità dei loro album cala progressivamente. Ma è quasi un dettaglio. Perché gli U2, oggi, sono un brand multimiliardario. Qualcuno dei vecchi fan li ha scaricati, altri ne rimarcano l’intatta integrità. Quel che conta, però, celebrando i loro primi quarant’anni, è il lascito di un canzoniere lastricato di prodezze ed emozioni generazionali. Un patrimonio che l’appendice imminente di Songs of Experience - nuovo album con tanto di ritorno alla corte di Lillywhite - non potrà in ogni caso intaccare.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Settembre 2016, 10:13
© RIPRODUZIONE RISERVATA