Rubano foto dai social di ragazzine e creano «stanze virtuali» per le loro perversioni sessuali

Rubano foto dai social di ragazzine e creano «stanze virtuali» per le loro perversioni sessuali

di Simone Pierini
«Non è escluso che si arrivi fino alla fantasia di stupro collettivo». Matteo Viviani a Le Iene ha portato alla luce uno dei fenomeni più pericolosi del web. Ragazzi che rubano foto di ragazzine dai social per farle girare su dei gruppi virtuali di carattere pornografico per soddisfare le loro perversioni sessuali. Delle stanze virtuali che propongono immagini normalissime condivise da giovani utenti sui loro profili social, prese senza il loro consenso e diffuse tra gli adolescenti in dei circuiti chiusi in rete. 

Adesca ragazzina su Whatsapp e la violenta. Lei gli scriveva: «Sono piccola ho 12 anni...»​



Il sistema di queste stanze virtuali prevede che le immagini, pubblicate in serie, vengano cancellate dopo 24 ore. Tuttavia il timer ha una funziona limitata perché gli utenti possono tranquillamente salvare i contenuti facendo la scansione della pagina, rendendo così il limite ininfluente. Le foto scatenano commenti da censura da parte dei ragazzi, che Matteo Viviani legge in tv: «Queste fanno le tr..e, che m...tte da sbattere e farcire»

Gli utenti si fomentano a vicenda facendo fantasie sulle foto. Ma il problema va anche oltre questo aspetto e si lega a una questione di sicurezza reale, e non solo virtuale, per le ragazzine ritratte in queste stanze virtuali. Spesso le immagini sono corredate da nome, residenza, numero di telefono e altre informazioni personali che possono renderle rintracciabili. E a volte vengono anche contattate. 

Le vittime sono completamente ignare di quanto avvenga sul web alle loro spalle. Matteo Viviani ha incontrare alcune di queste ragazze. In un primo tentativo risponde una ragazza, che in realtà è la sorella della vittima, che sospettosa inizia a parlare di stalking, macchine bruciate sotto casa. La Iena contatta anche il padre che immediatamente lo invita ad accompagnarlo dai carabinieri e lo minaccia di denunciarlo. 

In un colloquio con due ragazze di 23 e 27 anni, Viviani racconta ciò che le ha riguardate. Mostra le loro foto e i commenti degli utenti, con tanto di numero di telefono. Entrambe ammettono di aver ricevuto qualche messaggio al quale non hanno risposto. Sono spaventate, e completamente ignare del fenomeno. 

Al fianco della Iena nello sviluppo del servizio c'è Alessandro, un ragazzo che ha ammesso di aver fatto parte di quel circuito. Ha smesso il giorno dopo aver letto del suicidio di una ragazzina negli Stati Uniti. «Mi pare di aver riconosciuto la foto, mi sono sentito responsabile. Ho capito cosa volesse dire sentirsi le mani sporche di sangue», ammette. Da quel giorno si sente come un grande pentito e cerca di recuperare prove e avvertire le vittime di quanto stesse accadendo alle sue spalle. Una di loro lo aveva ignorato, ma alla vista delle immagini e dei commenti dichiara: «Mi viene da vomitare».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Ottobre 2018, 14:08
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