Femminicidio, la storia di Lidia: "Non ci protegge nessuno, io sono già morta"

«Lui potrebbe uscire già domani, io sono già morta e lo so benissimo. Sto solo cercando di costruire un futuro per le mie due bambine». Sono dichiarazioni forti e piene di disperazione, quelle di Lidia, una donna vittima di violenze da parte dell'uomo che più volte aveva giurato di amarla e proteggerla. A raccoglierle è Giovanna Nina Palmieri per Le Iene, che ha incontrato anche un'altra donna, ricoverata in ospedale in gravi condizioni dopo essere stata aggredita dal compagno.

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La ragazza in ospedale, con le poche forze che ha, racconta riferendosi a chi l'ha ridotta in quello stato: «Sono terrorizzata, chi mi proteggerà quando lui sarà libero?». Lo stesso dramma vissuto da Lidia nel 2012: la donna ha raccontato di essersi innamorata in fretta di Isidoro, un uomo attento e divertente, che però dopo alcuni mesi ha rivelato la sua natura violenta. Le prime aggressioni, a calci e pugni, vengono sempre perdonate e Lidia rinuncia a denunciarlo: «La prima volta lo feci convinta, la seconda volta mi provocò lividi e la frattura di tre costole, si offrì di accompagnarmi al pronto soccorso e non le fece. Decisi allora di farmi accompagnare da mio padre, mentre lui era uscito di casa, ma dissi che ero caduta dalle scale perché mi vergognavo e temevo che mio padre, per vendicarmi, potesse cacciarsi in qualche guaio».



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In seguito a quella vicenda, Isidoro chiese di nuovo scusa a Lidia, convincendola ad andare con lui a Patti per chiedere perdono davanti al santuario della Madonna di Tindari. «Fu una giornata bellissima, la trascorremmo al mare e poi tornammo a casa, dormendo abbracciati. Ad un certo punto, all'1.45, lui mi dice: "Scusa amore, devo andare in bagno"» - racconta Lidia - «Poco dopo, mentre ero in dormiveglia, sentii un colpo fortissimo alla testa: credevo fosse un terremoto che avesse fatto cadere l'armadio, invece mi aveva colpito con una grossa padella. Poi mi aggredì alla schiena con delle forbici, da allora ho gli incubi e ogni giorno, all'1.45, sono sveglia per accertarmi che tutto sia a posto».
Soprattutto ora che Lidia ha ritrovato l'amore e costruito una famiglia, ma intanto il suo aggressore, condannato a nove anni per tentato omicidio e sequestro di persona, tra sconti di pena potrebbe uscire già dalla prossima settimana. Lei è certa che verrà a cercarlo, ancora più rancoroso dopo il carcere, ed è più sicura di morire che di sopravvivere: «Nessuno ci protegge, so benissimo che potrei essere uccisa. Per i centri antiviolenza occorre chiedere appuntamento, è qualcosa che non possiamo permetterci per la situazione mia e di tante altre donne».
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Marzo 2023, 15:26
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