Rai, a Draghi interessano a.d. e Tg1, il resto lo lascia ai partiti. Maggioni in pole per il Tg1

Rai, a Draghi interessano a.d. e Tg1, il resto lo lascia ai partiti. Maggioni in pole per il Tg1

di Marco Castoro

Anche la Rai si allinea al Governo di unità nazionale e lascia fuori dal cda la voce dell’opposizione, il consigliere Giampaolo Rossi, vicino ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, nonché il vero regista delle trasmissioni politiche di Rai2 (Tg2 escluso perché Gennaro Sangiuliano difende la sua indipendenza).

COSA VUOLE DRAGHI

Al presidente Draghi la Rai interessa, così come le riforme da fare al più presto, la compagnia di bandiera, le Ferrovie, la Cassa depositi e Prestiti. Ha finora scelto tutti manager di prestigio e di spessore. Assieme al ministro dell’Economia (il Tesoro è l’azionista super della Tv di Stato) ha scelto l’amministratore delegato che prenderà il posto di Salini, Carlo Fuortes (ex Teatro dell’Opera di Roma). Come presidente ha designato Marinella Soldi, stimata manager. Quest’ultima però prima di diventare presidente dovrà essere eletta dai voti del cda e ratificata dai due-terzi della Vigilanza. Per quanto riguarda le nomine a Draghi interessano due posti chiave: l’ad (ha scelto Fuortes) e il direttore del Tg1, il telegiornale istituzionale. Alla guida del quale salterà di sicuro l’attuale responsabile, Giuseppe Carboni, voluto a suo tempo dai Cinque Stelle. Per prendere il suo posto la corsa vede in pole Monica Maggioni, ex presidente Rai, nonché giornalista del Tg1 di lungo corso. È lei la favorita anche perché stimata dal sottosegretario al Consiglio dei Ministri, Roberto Garofoli, fedele collaboratore del presidente Draghi. Anche Mario Orfeo vanta buoni rapporti con Garofoli, ma il Tg1 l’ha già diretto e quindi – salvo sorprese – dovrebbe restare alla guida del Tg3, ma Orfeo è sempre capace di stupire tutti con qualche colpo di reni finale. C’è chi lo vede tra i favoriti per Rai1, anche se non è facile scalzare dall’incarico l’attuale direttore della rete ammiraglia, Stefano Coletta.  Comunque di sicuro Draghi e il ministro Franco lasceranno ai partiti il compito di duellare per le nomine e le poltrone da lottizzare.

A.d. e Tg1 esclusi perché già blindati dal governo.

RAIDUE E DIRETTORI GENERALI

La rete – assegnata all’opposizione - è stata finora gestita da Lega e Fratelli d’Italia. Ma ora si aspettano reazioni dopo il terremoto scaturito dai voti di Senato e Camera che hanno visto eleggere nel cda rispettivamente Igor De Biasio (in quota Lega, fedelissimo di Salvini), Alessandro Di Majo (Cinque Stelle, vicino a Conte), Francesca Bria (Pd) e Simona Agnes (figlia del compianto Biagio Agnes e in quota Forza Italia). Quest’ultima ha preso il posto di Giampaolo Rossi, il consigliere uscente vicino a Giorgia Meloni, è uno dei padri dell’attuale Rai2 e del programma "Anni 20", condotto (si fa per dire, visto le frequenti gaffe davanti alle telecamere) da Francesca Parisella. Viene da chiedersi se nel futuro giro di valzer delle nomine la governance della rete (diretta da Ludovico Di Meo, ex vicedirettore della fascia mattutina di successo di Rai1) e le conduzioni riusciranno a non essere travolti dall’onda. Prossima mossa dovrebbero essere i due direttori generali da inserire nella governance dell’ad. Se Fuortes non pretenderà un suo fidato esterno (andando finalmente controtendenza visto che la Rai imbarca sempre troppi esterni) i due posti da dg potrebbero essere assegnati a due dirigenti interni di Viale Mazzini. Tra i nomi più gettonati ci sono Marcello Ciannamea (Direttore Distribuzione) e Roberto Sergio per il Corporate, quest’ultimo responsabile della radiofonia Rai.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Luglio 2021, 20:37
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