Nomine Rai, anche a Viale Mazzini ci si prepara al governo di unità nazionale

Nomine Rai, anche a Viale Mazzini ci si prepara al governo di unità nazionale

di Marco Castoro

L’attesa è spasmodica. E si consuma come la candela sotto la fiammella. Quella luce che c’è all’uscita del tunnel e che illumina la poltronissima del nuovo amministratore delegato e le altre poltrone del nuovo cda Rai, in quanto la governance attuale sta per terminare il mandato. La novità di questa tornata elettorale sta nel fatto che forse per la prima volta c’è un partito più forte della lottizzazione partitocratica che si è sempre spartita le poltrone.

GLI STEP

Il Tesoro dovrà indicare i due nomi di vertice, l’a.d. (imposto) e il presidente (che dovrà però essere votato dal cda e avere i due-terzi dei consensi della Vigilanza). Gli step sono l’approvazione del bilancio in programma il 30 giugno, la nomina dei 4 candidati al cda scelti dal Parlamento (2 dai deputati e 2 dai senatori) fissata per il 10 luglio e - se ci sarà la fumata bianca - il 12 luglio il Mef indicherà i suoi due nomi (a.d. e presidente).

I NOMI

Il partito Rai è compatto. Ha già riconfermato Laganà come suo rappresentante nel cda. E si è stretto in cordata per evitare che ancora una volta il Tesoro scelga un esterno come capoazienda (Laura Cioli e Raffaele Agrusti i due nomi più gettonati). Nel partito Rai invece le candidature più forti riguardano Marcello Ciannamea, Paolo Del Brocco, Stefano Ciccotti, Monica Maggioni e Roberto Sergio.

Nessuno dei cinque può essere etichettato come particolarmente politicizzato, seppure essi siano stimati e considerati dalle varie aree politiche. Per la prima volta i dirigenti Rai non sono l’un contro l’altro armato. Il concetto di squadra contro l’arrivo dell’esterno tiene ferreo il gruppo. Del resto, anche per l’azienda sarebbe un vantaggio. Sia perché gli interni conoscono bene pregi e difetti di Viale Mazzini e soprattutto perché non costerebbero un euro in più al cassiere, visto che tutti sono al tetto massimo consentito di 240 mila euro l’anno.  A fianco dell’a.d. dovrebbero essere scelti anche due direttori generali, uno per il Corporate (la macchina Rai) e l’altro per l’Editoriale.


Ultimo aggiornamento: Domenica 13 Giugno 2021, 13:19
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