Diversity Media Awards: fra i vincitori Mattarella, i Ferragnez, “Cartabianca” e, per “Il Messaggero”, Maria Lombardi

Diversity Awards: fra i vincitori Mattarella, Ferragnez e Maria Lombardi per “Il Messaggero”

di Claudia Guasco

La diversità, afferma Mirage, «è negli occhi di chi la vede». E in questo caso è anche esibita con orgoglio davanti ai flash dei fotografi: un metro e novanta, parrucca platino, lungo abito nero, tacchi sfrontati, «sono drag queen di arte e di lotta, dapprima suscito stupore ma poi il messaggio arriva forte e chiaro, siamo tutti uguali». E proprio le mille sfumature della vita sono state celebrate ieri al teatro Franco Parenti per la premiazione dei Diversity media awards, riconoscimento a chi racconta le persone e la società in modo inclusivo, permettendo a ciascuno di sentirsi rappresentato. «L’immaginario collettivo cambia alla velocità della luce, basta davvero poco per rendere giustizia alla realtà e alla rappresentazione delle persone», spiega Francesca Vecchioni, presidente dei Diversity awards.

EMPOWERMENT FEMMINILE Che per l’occasione ha voluto una serata allegra, festosa, fiera di rappresentare la differenza che non deve mai essere un peso bensì un punto di forza. Premio speciale al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per l’attenzione costante ai temi della diversità e dell’accoglienza e per l’impegno con cui, nell’esercizio del suo ruolo, ha promosso i valori di una società che abbraccia tutti. E riconoscimenti a chi ha saputo raccontare il mondo da un altro profilo. Chiara Ferragni e Fedez sono stati scelti come Personaggio dell’anno, Cartabianca come miglior programma televisivo, Ferro ha ottenuto il riconoscimento come miglior film, mentre Beatrice Bruschi, tra i protagonisti di Skam Italia, ha ritirato il premio per la miglior serie tv italiana, Andrea Delogu e Silvia Boschero quello per il miglior Programma Radio a La Versione delle due. Nel capitolo informazione insignita tra i quotidiani la giornalista de Il Messaggero Maria Lombardi, che si è distinta con l’articolo Crescita al femminile pilastro del Recovery.

L'articolo premiato

«Siamo orgogliosi di ricevere il primo premio nella sezione dei quotidiani e siamo orgogliosi perché si tratta di un lavoro che va avanti da moltissimi mesi, da nove per quello che riguarda l’inserto MoltoDonna e da più tempo per lo speciale Mind the gap», afferma il direttore del “Il Messaggero” Massimo Martinelli.

Sottolineando come «il nostro sforzo per sostenere l’empowerment femminile è sotto gli occhi di tutti e questo è un importante riconoscimento soprattutto in un momento in cui le risorse del Recovery fund daranno nuove opportunità di sbocco e di sviluppo per il lavoro femminile. Continueremo il nostro lavoro, continueremo a sostenere il mondo femminile e il mondo delle diversità, cercando di essere sempre più appetibili per i nostri lettori».

Tra i vincitori nel campo informazione, miglior servizio Tg al Tg3 per Pakistan: sorridi ancora di Giovanna Botteri, a Vanity Fair nella categoria periodici e a IlPost.it per la stampa web. «A sei anni dalla nascita di questo premio verrebbe da pensare che ormai il peggio sia passato e che questo lavoro costante stia maturando i suoi frutti. Ecco, guardando quello che sta accadendo là fuori, credo che mai come quest’anno sia necessaria una serata come questa», riflette Francesca Vecchioni.

ALLEANZE «I Dma parlano di visibilità, che non ha nulla a che fare con l’ostentazione. Sono millenni che l’arma dell’invisibilità si rivela lo strumento più efficace per mantenere il potere. Sono state di fatto cancellate intere fette di umanità, per ragioni etniche o per escludere chi non è ritenuto conforme, per l’orientamento sessuale, l’età, la disabilità e naturalmente per il genere e l’identità di genere. Non possiamo permettere che accada di nuovo. Perché è certo: le persone nel buio spariscono, ma non smettono di esistere. Per tutto questo i Dma sono importanti: perché là dove c’è chi vuole mantenere il buio, accendono la luce». E creano alleanze. «Quando avevo sedici anni Internet non esisteva, vivevo in un paese della Sardegna e allora sì ero sola», ricorda la scrittrice Michela Murgia. «Oggi c’è la rete, si può fare tribù. Nessuno può più davvero sentirsi solo nella diversità». Che ora, «finalmente, il mondo ha capito che va raccontata, perché è un motivo in più per essere fieri di sé», assicura Andrea Delogu. Se si abbatte il muro della paura e dei limiti culturali, «allora scopriremo che la diversità è bellezza, cosa c’è di meglio?», è il messaggio di positività di Alba Parietti. «È la diversità che fa nascere la voglia di vivere, la curiosità e la possibilità di scoprire». 


Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Luglio 2021, 15:22
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