Youth, a Cannes la giovinezza vista
da Sorrentino con un cast stellare

Youth, a Cannes la giovinezza vista ​da Sorrentino con un cast stellare

di Ilaria Ravarino, Michela Greco
CANNES - Maradona ha recitato nel film, Maradona è arrivato a Cannes, Maradona farà il tappeto rosso di Youth - La Giovinezza di Paolo Sorrentino. Tutte bufale, niente di vero. Ma le voci, alimentate dalla somiglianza dell'attore Roly Serrano con il grande calciatore argentino, si sono rincorse ieri senza tregua al festival dopo la proiezione del nuovo film del premio Oscar Sorrentino.





Accolto in mattinata con un lungo applauso e qualche fischio - ma poi con un'ovazione di 17 minuti nella proiezione ufficiale - Youth - La Giovinezza ha fatto subito discutere il pubblico di Cannes, in fila fin dal primo mattino per uno degli eventi più attesi. Un film «personale, ottimista, scritto per commuovere ma soprattutto per divertire», con cui Sorrentino è tornato al cinema dopo il trionfo de La Grande Bellezza: «L'Oscar non ha influito nella stesura di questo film. L'ho scritto prima di finire in nomination e l'ho girato subito dopo aver vinto».



Presto con Jude Law sul set di The Young Pope, sua prima incursione nel mondo delle serie tv («un universo appetibile dove si muovono produttori intelligenti e liberi»), Sorrentino è parso ancora una volta a suo agio nel dirigere un cast completamente internazionale. A partire dagli eccellenti comprimari Rachel Weisz, Jane Fonda, Paul Dano e Madalina Ghenea, senza veli per buona parte del film: «Non ho provato imbarazzo a spogliarmi - ha detto l'ex modella, nota per le turbolente love story con le star Gerard Butler e Michael Fassbender - anche se mio papà, vedendomi nuda sulle locandine del film, si è un po'spaventato».



Ma a giganteggiare nella pellicola, soprattutto, sono i due protagonisti Harvey Keitel e Michael Caine, già lanciati verso il premio per la migliore interpretazione. «L'ultima volta ero stato a Cannes con Alfie - ha raccontato Caine - il film vinse, io no. Per questo non sono più venuto a Cannes per 50 anni. Ma stavolta non mi interessa. Sono felice perché ho amato molto questo film e penso che Paolo Sorrentino sia uno dei migliori registi del mondo». Impermeabile alle provocazioni, il regista si è rifiutato di fare una previsione sul risultato di Youth, in sala da ieri, al botteghino.



STILE ED EMOZIONI NELLA SFIDA AL TEMPO (di Michela Greco) Michael Caine strofina la carta di una caramella da cui scaturisce l’idea di una musica: la sua creatività è soffocata nelle sue mani, le stesse che dirigono l’orchestra immaginaria dei suoni del pascolo, tra muggiti e campanelli. Harvey Keitel, anch’egli arrivato agli ultimi capitoli della sua vita, smania per sfogare ancora il suo talento di regista con un “film-testamento”. Sono Fred e Mick, i due amici, i due simboli - opposti e complementari - della lotta dell’artista contro il tempo che passa attorno a cui ruota Youth – La giovinezza. Dopo la magniloquenza de La grande bellezza, Sorrentino sceglie una dimensione narrativa più personale ma stilisticamente altrettanto ricca per la sua nuova storia, ambientata in un hotel tra le Alpi svizzere in cui vanno a ricaricare le batterie personaggi come Miss Universo (Madalina Ghenea, foto), il giovane attore Jimmy (Paul Dano) e persino un calciatore sudamericano (Roly Serrano, un sosia di Maradona) che ha perso la salute ma non il talento nei palleggi. L’indagine nella perdita progressiva di sé, della memoria e della creatività che la vecchiaia impone si sublima in una serie di tableaux in movimento di rara bellezza, favorita dalla grandezza degli attori (ci sono anche Rachel Weisz nei panni della figlia di Caine e Jane Fonda in quelli dell’attrice vagheggiata da Keitel). L’emozione però è sopraffatta dallo stile, e le splendide pennellate di Sorrentino risultano più potenti del quadro d’insieme. E allora ci si chiede davvero se, come si dice nel film, «le emozioni sono sopravvalutate» o «sono tutto ciò che abbiamo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Maggio 2015, 11:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA