Vittorio Storaro, Fiat Lux Roma: «Il mio omaggio fotografico alla civiltà romana». La mostra nella Capitale fino al 10 settembre

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di Stefania Cigarini

Il Maestro della luce, Vittorio Storaro, inizia a parlare del tempo. Spiazzante, ma di solito i geni lo fanno. Tre volte premio Oscar - Apocalypse Now, Coppola, 1979; Reds, Beatty, 1981; L’Ultimo imperatore, Bertolucci, 1982 - con un carniere di riconoscimenti che lui definisce (bontà sua) “vasto”, Storaro presenta a Roma, la città dove è nato (il 24 giugno compie 82 anni), il suo omaggio a Roma.

Una raccolta di fotografie a tecnica di doppia esposizione, su tela, per la galleria La Nuova Pesa di Simona Marchini. Si intitola “La civiltà romana” (da domani al 10 settembre, a cura di Nestor Saied e Giovanni Storaro). 

 


«I romani, a differenza di altri conquistatori, hanno costruito. Strade, edifici, acquedotti, terme, hanno portato la civiltà e soprattutto hanno portato la Legge, il Diritto, consentendo ai vinti ampi spazi di libertà. Non l’ha fatto nessun altro. Se si vuole davvero conoscere la civiltà romana bisogna andare all’estero, l’ho imparato sui set con Bertolucci, Coppola, Saura, Beatty».


Tornando al tempo
«Manca, soprattutto ai giovani, non se lo danno. Google va benissimo, ma per le cose superficiali. La dimensione narrativa, della lettura per esempio, è quella che ti apre le porte dell’immaginazione.

Se tieni la porta chiusa è vero che nessuno ti disturba, ma è anche vero che tu non esci»


E le come ha impiegato la pausa forzata del lockdown?
«Si può stare chiusi, ma usare la volontà del conoscere. Le pause servono a farti capire chi sei e dove vuoi andare. Io ho sistemato il mio passato, la biblioteca, la videoteca, i premi e i riconoscimenti»


E fatto quello?
«Ho avuto l’esigenza di scrivere un libro sul mio viaggio con Bernardo Bertolucci, sui venticinque anni passati insieme sul set e sui venticinque anni successivi».


Anche questa mostra nasce da lontano, dopo l’ultimo Oscar ha detto di no (quasi) a tutto per rimettersi a fotografare
«Volevo riprendere a studiare, la ricerca sulla Luce, poi sui Colori, gli Elementi primari della vita (sono altrettante esposizioni e cataloghi, ndr). “La Civiltà Romana” è un omaggio a Roma che riassume anche il mio percorso di luce e di Vita»


Storaro oggi
«Nel mio campo sono arrivato alla parola Maestro, e questo per me significa tanto. Ho studiato molto e ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno insegnato tanto»


Tra tutti?
«Michelangelo Merisi da Caravaggio, visto per la prima volta nella chiesa di San Luigi dei Francesi insieme a quella che sarebbe diventata mia moglie. Quel raggio di sole che entra al tramonto e divide il mondo in due ha cambiato la mia vita».
(foto Paolo Pirrocco / Ag. Toiati)


Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Giugno 2021, 13:18
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