Paolo Virzì a Venezia con 'Siccità': «La mia preghiera laica in una Roma che aspetta la pioggia»

Paolo Virzì a Venezia con 'Siccità': «La mia preghiera laica in una Roma che aspetta la pioggia»

di Alessanda De Tommasi

Paolo Virzì mette in scena l’apocalisse in un racconto lungo tre giorni: “Siccità”, presentato fuori concorso alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia e in sala dal 29 settembre, racconta di una Capitale a secco da tre anni. Senza una goccia di pioggia, il gruppo di protagonisti si ritrova allo sbaraglio, costretti a reinventarsi e a sopravvivere.

Il regista, che al Lido ha appena ritirato il Premio Starlight alla carriera, alterna dramma e commedia: «In questa Roma che muore di sete e di sonno alla disperata ricerca di consolazione, sollievo e amore ho messo in scena un racconto umano carico di compassione per tutti, inclusi i più scellerati, i vacui, gli ipocriti e i fasulli. Vengono perdonati perché sono tutte creature in affanno». Gli fa eco Monica Bellucci: «Tutti i personaggi cercano redenzione tranne il mio, che vedo come un diavoletto: ecco perché ho accettato di tornare a lavorare con Virzì, dopo “N – Io e Napoleone” (nel 2006, ndr.). Se ti chiama tu vai e basta».

Il collega Silvio Orlando non perde l’occasione di una battuta: «Oggi sono stato reduce da un episodio un po’ scioccante, ho fatto l’errore di salire sullo stesso motoscafo di Monica Bellucci.

Appena sono sceso i tantissimi fotografi che la aspettavano hanno iniziato a urlami: “Levate”. Mi sono sentito come in Pane e cioccolata, come i poveri che stavano nel pollaio e andavano a vedere i figli dei ricchi in Svizzera. Ecco, quando vengo in queste situazioni glamour provo un po’ la sensazione di quegli immigrati».

L’interazione del cast – che include Claudia Pandolfi, Valerio Mastandrea e Vinicio Marchioni – con il regista durante l’incontro con la stampa rende bene l’idea dell’affiatamento che si è creato sul set due anni fa, quando non si sapeva neppure se il film sarebbe mai arrivato al cinema: «Da lì – conclude Virzì – è nata l’intuizione di raccontare creature alle prese con le proprie solitudini alle prese con le proprie aridità: questo racconto catastrofico è una preghiera laica aspettando la pioggia che confida nel fatto che l’umanità riesca a riconnettersi per potersi salvare dall’estinzione».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Settembre 2022, 10:22
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