Valeria Solarino contro il il body shaming «Si batte comprendendo l'altro»

Valeria Solarino in anteprima con il film Dolcissime, un cast di ragazzine plus size e Marco D'Amore

di ​Alessandra De Tommasi
GIFFONI VALLE PIANA (SA) – Body shaming (umiliare qualcuno per la sua forma fisica): parole che pensano come un macigno e che oggi stanno trovando finalmente una collocazione. Si tratta di quello che un tempo era liquidato come sfottò o presa in giro e che nell’era dei social invece si sta trasformando in un’emergenza da arginare, con campagne di sensibilizzazione o con opere culturali. 

Dolcissime è un film che rientra in questa seconda categoria: in sala dal primo agosto, è passato ieri in anteprima al Festival di Giffoni alla presenza del cast, guidato da Valeria Solarino, del regista Francesco Ghiaccio e del produttore e sceneggiatore Marco D’Amore, noto per il ruolo di Ciro in Gomorra – la serie, ma sempre più orientato a lavorare dietro la macchina da presa mettendo da parte la carriera nella recitazione. La storia ha per protagoniste tre sedicenni plus size, Mariagrazia, Chiara e Letizia (interpretate dalle esordienti Giulia Barbuto Costa Da Cruz, Margherita De Francisco e Giulia Fiorellino). Amiche per la pelle, si danno man forte per schermarsi dalle continue derisioni dei compagni, in primis il capitano della squadra di nuoto sincronizzato del liceo, Alice (Alice Manfredini), allieva prediletta della coach (la Solarino), ex campionessa e mamma di Mariagrazia. In maniera imprevedibile Alice si trova costretta ad aiutare le tre ragazze a fondare un team tutto loro allenandole.

«Per me il momento più bello – spiega la Solarino – è proprio quello in cui Alice dice loro che quando ballano finalmente sorridono e quindi devono danzare in acqua per continuare a splendere. In fondo il centro del film è l’accettazione di se stesse, che non vuol dire passare sopra i difetti ma comprendere l’altro. Il mio personaggio invece è molto duro, vede le cose in bianco e nero… ma proprio perché non si rende conto delle cose che fa». Magre o sovrappeso, però, tutte le donne del racconto si guardano allo specchio senza piacersi: «In effetti - aggiunge l’attrice - cercare un posto nel mondo è un problema che abbiamo tutti. Inoltre l’adolescenza è una fase delicata e anch’io ho vissuto le loro stesse preoccupazioni, anche se in forma diversa».
Niente prediche, però. «Non voglio lanciare messaggi – precisa D’Amore - perché non credo sia il ruolo di un film o un libro, preferisco dare suggestioni soprattutto in un periodo come il nostro in cui il diverso è visto come qualcosa di spaventoso e pericoloso».

«Secondo me il film – spiega Giulia Fiorellino - dice chiaro e tondo: Ci sono anch’io, esisto, potete vedermi, non faccio schifo. E mi è piaciuto proprio per questo». 
«Mi sono sempre interrogato sul dare voce alle minoranze – le fa eco D’Amore - alle persone che vengono facilmente giudicate male» e, complice l’incontro con cento scolaresche, è nato così questo progetto. L’intento è “raccontare il femminile attraverso i toni della favola e non incentrandolo sulla bulimia o l’anoressia ma sulle pressioni che l’adolescenza subisce per inseguire modelli di perfezione».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Luglio 2019, 09:27
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