Valeria Bruni Tedeschi: «Siamo tutti Indifferenti. Così si rovinano i rapporti»

Bruni Tedeschi: «Siamo tutti Indifferenti. Così si rovinano i rapporti»

di Michela Greco

La freddezza geometrica del benessere ostentato, la carta da parati che si riflette nei finestroni con vista, la borghesia decaduta che si rispecchia nella sua stessa miseria morale. Leonardo Guerra Seràgnoli – al suo terzo bel film dopo gli “acquatici” Last Summer e Likemeback – rilegge Gli indifferenti di Moravia (sulle principali piattaforme da domani) nell’epoca degli streamer e del MeToo, inquadrandoli nella sua visione: con precisione chirurgica mette le mani nella carne viva della famiglia Ardengo, intrappolata nella gabbia delle esigenze di status. Tra il benefattore/predatore Leo (Edoardo Pesce), l’ambigua amica di famiglia Lisa (Giovanna Mezzogiorno) e i figli smarriti (Vincenzo Crea e Beatrice Grannò), c’è Mariagrazia, una strepitosa Valeria Bruni Tedeschi, rimasta senza un soldo ma aggrappata alle illusioni del suo ceto.

 

«Non ho giudicato il personaggio - dice - se l’ho fatto l’ho giudicato simile a me, non mi sembra una marziana, riconosco tutta la sua bruttezza e la capisco». Protagonista di scene potentissime in cui cade in frantumi o, al contrario, si tiene insieme per miracolo, l’attrice sta in questi giorni girando in Francia La fracture, ambientato durante le proteste dei gilet gialli.


Il film è percorso da un senso di minaccia invisibile ma spaventoso, le scosse di terremoto.
«Ecco, questa è un’idea di regia e sceneggiatura intelligente e precisa che offre una visione del mondo: la terra trema, mette le persone in condizione di essere senza un pavimento solido sotto i piedi, di non sentirsi più al sicuro emotivamente».


Una sensazione di minaccia molto attuale...
«In questi mesi di pandemia provo un senso di asfissia, siamo in una dimensione da fine del mondo, abbiamo idee di morte e paura.

Vorrei attraversare questo periodo in modo più eroico e intelligente, ma mi sento schiacciata dalle mascherine, dagli impedimenti. Non ho paura di ammalarmi, è una paura più larga, di un mondo paralizzato».


Lei vive a Parigi. Com’è la situazione vista da lì?
«Ancora più ansiogena. Sono stata in Italia un mese e mezzo fa ed era diverso, qui è più dura, la gente è depressa. L’altro giorno sono entrata in taxi e il conducente non partiva. Ho visto che gli tremavano le spalle, ha iniziato a singhiozzare: diceva che non riusciva più ad andare avanti, che quel giorno aveva guadagnato solo 10 euro. Io sono straprivilegiata, in questo periodo ho lavorato anche più del solito, ma l’atmosfera generale è terribile».


“Gli indifferenti” mette a nudo la borghesia, ma anche la famiglia, che può essere il luogo più pericoloso.
«La famiglia è un terreno di guerra, di battaglia a spada tratta. Non è un caso se è un terreno fantastico per tanta letteratura, è il terreno del dramma».


Nella sua famiglia che pericoli cerca di evitare?
«Il non dirsi la verità, l’entrare in rapporti di forza, l’aggrapparsi ai bisogni stupidamente. Bisogna aprire le mani e il cuore».


La sua Mariagrazia è parente di Carla del “Capitale umano”?
«Sì, così come è parente del mio personaggio ne La balia di Bellocchio. Tra i personaggi che interpreto trovo sempre una familiarità che non è data dalla nazionalità, né dall’età, ma dalla classe sociale».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Novembre 2020, 08:21
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