Daniele Vicari: «Un libro e una serie noir per scavare dentro il buio»
di Michela Greco
Il libro va a fondo in un fatto di cronaca ma dice anche moltissimo di alcuni aspetti della nostra società. Cosa l'ha spinta verso questa storia?
«Quando Emanuele è stato ucciso sono emerse in me domande radicali. Lo avevo conosciuto per caso e non aveva a che fare con l'ambiente che ne ha determinato la morte. Mi sono chiesto perché nel racconto pubblico sia passato in secondo piano rispetto agli accusati e perché spesso ci buttiamo assetati sul racconto di chi provoca violenza e morte».
I media hanno un ruolo importante, non sempre positivo, in questo racconto.
«Essendo un regista, anch'io faccio parte del circo mediatico e non posso prenderne le distanze, ma nel raccontare la storia di Emanuele ho capito che dovevo stare attento a cosa fosse stato prodotto dai media e cosa dall'evento stesso: le due cose spesso si confondono e si perde il senso della realtà».
Grazie al libro capiamo anche qualcosa di più delle leggi della provincia.
«Ad esempio che in provincia tutti sanno chi fa cosa e spesso sottovalutano le conseguenze delle loro azioni. O che è facile che il testimone conosca sia la vittima che il carnefice e quindi sia in difficoltà nel racconto dell'evento».
Il prossima passo sarà da scrittore o da regista?
«Sto lavorando a una serie tv per Rai2 di cui curerò la regia con Emanuele Scaringi sulle avventure noir dell'Alligatore, il personaggio ideato da Massimo Carlotto, ma la scrittura non mi ha lasciato indifferente: è stata un'esperienza importante per me immergermi in un mondo e farlo venire fuori dal buio».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Gennaio 2020, 09:56
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