Totò Cascio: «Da Nuovo Cinema Paradiso alle ombre. Ho svelato la mia malattia in un film»

"Per anni mi sono nascosto da me stesso, ma il Totò bambino e quello adulto dovevano reincontrarsi"

Totò Cascio: «Da Nuovo Cinema Paradiso alle ombre. Ho svelato la mia malattia in un film e mi sento libero»

di Michela Greco

 «Mi sono liberato. Mi sento sereno, rinato, ripartito». Continua a ripeterlo Totò Cascio, che tanti di noi conoscono come il bambino protagonista di “Nuovo Cinema Paradiso” - il film di Giuseppe Tornatore che vinse l’Oscar nel 1990 - e che oggi torna a commuoverci da uno schermo con il cortometraggio “A occhi aperti” di Mauro Mancini, in onda su RaiUno e disponibile su Raiplay dal 12 dicembre. Quando fece sognare il mondo accanto a Philippe Noiret, Totò aveva 8 anni e quel film gli aprì la strada per altre esperienze sul set. Il suo percorso nel cinema, però, si interruppe bruscamente qualche anno dopo. Oggi, che di anni ne ha 44, Totò racconta perché grazie al cortometraggio prodotto da Movimento Film e Rai Cinema per Fondazione Telethon, che unisce le emozioni di oggi e quelle del film di Tornatore ed è girato in quegli stessi luoghi. 


In “A occhi aperti” racconta di aver smesso di fare cinema quando ha saputo di avere la retinite pigmentosa, una forma di cecità ereditaria. Ha deciso di dirlo al mondo solo ora, perché? 
«Sì, in tutti questi anni sono stato intervistato tante volte e mi veniva sempre chiesto perché avevo abbandonato il cinema. Anche se mi faceva star male, inventavo scuse. Non riuscivo a parlare della mia malattia». 


Come è iniziata la sua rinascita? 
«A un certo punto ho deciso di chiedere aiuto e mi sono rivolto all’Istituto Cavazza dove, senza farmi riconoscere, ho fatto un percorso di gruppo con 30 persone ipovedenti.

Avevo bisogno di condividere e integrarmi, gli altri ragazzi mi hanno contagiato con la loro forza e la loro dignità e ho capito che non c’era nulla di cui vergognarsi». 


Che reazioni ha avuto alla sua confessione? 
«Peppuccio (Tornatore, ndr), che sento spesso, è commosso e orgoglioso, con mia grande sorpresa mi hanno scritto in tantissimi, tra cui molte persone con la retinite pigmentosa, per ringraziarmi di averne parlato. Ora sento di avere la responsabilità della sensibilizzazione e questo mi carica, considerando che l’esperienza e il sostegno di Andrea Bocelli sono stati per me molto preziosi». 


Con il corto è già tornato a fare cinema, ora vorrebbe fare altri film?
«Il mio successo è già il fatto di riuscire a parlare della mia malattia. Se dovessero arrivarmi altre proposte le valuterò con piacere. E a gennaio pubblicherò un libro». 


Cosa direbbe oggi al Totò bambino?
«Penso di averci fatto già pace con questo percorso e con il corto. Per anni mi sono nascosto da me stesso, ma Totò adulto e Totò bambino avevano proprio bisogno di rincontrarsi».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Dicembre 2021, 09:27
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