Sylvester Stallone, il debutto in una serie tv a 76 anni: «Sono diventato un gangster»

Sylvester Stallone, il debutto in una serie tv a 76 anni: «Sono diventato un gangster»

A 76 anni, Sylvester Stallone abbraccia serenamente la sua età davanti allo schermo e fuori. Nel nuovo progetto, la prima serie tv della sua carriera, ha un alter ego coetaneo, anche se con problemi decisamente diversi.

In Tulsa King, dal 25 dicembre su Paramount+, interpreta Dwight Manfredi, un gangster che ha speso un terzo della vita dietro le sbarre, per poi uscire di prigione e ritrovarsi solo e abbandonato dalla sua gang. Poteva scatenare l’inferno, fare il Rambo della situazione, ma invece fa i bagagli e si trasferisce lontano per iniziare un nuovo capitolo.

Cosa attende Dwight in questa vita lontana da casa?

«Il nulla perché in Oklahoma non conosce anima viva, anzi deve costruirsi una nuova famiglia. A parte la componente mafiosa della storia, credo che su questo tema il pubblico riesca ad identificarsi facilmente perché tutti abbiamo sperimentato prima o poi qualche attrito con i parenti».

È una storia drammatica, ma affrontata con humour. Le piace questo stile?

«Mi ci riconosco in pieno: sono una persona che cerca sempre di tenere alto il morale di tutti, a partire dal set. Se sei il protagonista e arrivi al lavoro scontroso e con il muso contagi inevitabilmente gli altri creando un malumore dilagante. Quindi tendo sempre a scherzare su tutto».

Il suo modo di guardare la vita non si riflette solo al cinema ma anche nella pittura. Cosa le piace di questa forma d’arte?

«Per me è un’espressione di uno stato d’animo: di solito metto mano al pennello quando sono disorientato o triste o confuso.

Non credo esista un pittore allegro perché i lavori migliori nascono dai conflitti interiori, una sorta di benzina che t’infiamma. Per me la tela è un antistress, che incanala le frustrazioni. Lo sai che ho dipinto Rocky prima ancora di girare i film? Mi è venuta una chiara immagine di lui in mente e ho capito immediatamente chi fosse, anche se non avevo scritto mezza riga di sceneggiatura. L’ispirazione mi arriva così, all’improvvisa, poi prende vita e diventa altro».

Qual è la più grande lezione che ha imparato dalla vita?

«Mi ha insegnato a ridimensionare l’ego ma anche l’autocritica. A volte siamo i maestri più severi di noi stessi e invece dovremmo solo accettare di non essere perfetti e volerci più bene. Che tu sia alto o basso, in un modo o in un altro, va bene lo stesso: vieni a termini con la tua natura, facci pace. Tutto quello che nella vita non è divertente diventa un fardello, un horror. Quindi preferisco diventare matto piuttosto che triste».


Ultimo aggiornamento: Sabato 24 Dicembre 2022, 08:46
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