“Si vive una volta sola”, il nuovo film di Carlo Verdone arriva al cinema e fa il pieno di scherzi: «Ma il film non è un omaggio ad Amici Miei»

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di Paolo Travisi
Quattro medici, professionisti affermati, ma dalla vita privata fallimentare. Carlo Verdone, Anna Foglietta, Rocco Papaleo e Max Tortora, sono i quattro protagonisti di Si vive una volta sola, la nuova commedia corale di Verdone (dal 26 febbraio al cinema), in cui l’amicizia tra i quattro personaggi, costituisce il motore del film. Un’amicizia, che per noia e frustrazione nei confronti di una vita che oltre il lavoro è del tutto insoddisfacente, porta il gruppo a fare continuamente scherzi, in un crescendo di cinismo, ai danni del più fragile, Amedeo il personaggio interpretato da Rocco Papaleo.

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Il 27° film da regista per Verdone, scritto insieme allo sceneggiatore di fiducia, Pasquale Plastino, insieme all'amico Giovanni Veronesi (“ormai siamo anche vicini di casa”) è stato girato interamente in Puglia , “perché i film girati fuori da Roma - città che amo, ma che nei film è una co-protagonista bella ed ingombrante - come Maledetto il giorno che t'ho incontrato e Sono pazzo di Iris Blonde, sono spesso i miei migliori”, non resiste a dire Verdone in conferenza stampa.

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SI VIVE UNA VOLTA SOLA - LA TRAMA
Il Professor Umberto Gastaldi (Carlo Verdone) guida una formidabile équipe medica composta dalla strumentista Lucia Santilli (Anna Foglietta), dall’anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo) e dal suo assistente Corrado Pezzella (Max Tortora): un team di eccellenti professionisti della medicina, scelti dallo staff del Papa per una futura operazione al Pontefice, ma anche un gruppo di insospettabili maestri della beffa, insuperabili nel partorire scherzi spietati.

Un'idea che richiama alla mente Amici Miei, ma «nella nostra intenzione non c’era l’idea di fare un omaggio, non ritengo di potermi accostare a quel film» precisa Verdone «gli scherzi che fanno i personaggi nascono dalla noia e si sfogano sul personaggio più fragile. Conosco molte persone realizzate professionalmente, che poi hanno una vita che non corrisponde all’immagine pubblica. Si vive una volta sola è stato un film molto delicato da girare, sulla carta era semplice, ma c’era bisogno di spessore in alcune scene per non rischiare di diventare una storiella. Ci sono delle scene molto belle tra noi, un equilibrio continuo nel portare avanti questi colpi di scena, ma dovevamo essere molto concentrati per dare una misura perfetta altrimenti si rischiava un inciampo» precisa Verdone parlando alla platea di giornalisti.

Anche se l'amicizia nella finzione del film è diventata un'amicizia vera, anche fuori dal set. «Dopo il film, siamo diventati ancora più amici di prima, è nato un grande feeling, oggi ci facciamo le telefonate anche solo per sapere come stai. Avevo bisogno di fare un film corale, sentivo la necessità dopo due film con rapporti a due e penso che sarà il minimo comune denominatore dei film che verranno. Sono 40 anni che lavoro, oggi mi piace stare in mezzo agli altri, lanciare giovani attori, sono sempre molto attento a custodirli ed esaltarli» aggiunge il regista-attore.



Carlo Verdone, che nella sua carriera ha spesso lanciato attori ed attrici o accompagnando la loro recitazione, da toni drammatici a comici, ha scelto per la prima volta, Anna Foglietta, l'unica donna in un gruppo al maschile.
«Carlo ci ha raccontato il soggetto a casa sua, è stato bello sentirsi parte di un progetto che era agli inizi e prendeva forma pensando agli attori. Lui mi conosceva per altri miei lavori, l'ho invitato a teatro dove è sempre venuto, quindi è stata una collaborazione cercata e finalmente è venuta. L’esperienza sul set è stata fortunata, ma al di fuori anche di più e sempre più rara. Un’esperienza che è diventata un’amalgama vera anche nel film, e penso si veda» sono le parole di Anna Foglietta.

Ed anche per Max Tortora è la prima volta con Verdone. «Abbiamo coniato per Carlo, il soprannome di regista che lascia libero e protegge, perché ti lascia libero nella recitazione, ma c’è sempre la sua supervisione. Il film era già equilibrato nella scrittura, non si poteva andare sotto e neanche sopra le righe».

Rocco Papaleo invece non ha dubbi sulla scena più difficile da girare. «E' stata baciare Anna Foglietta, perché io mischio molto realtà e finzione, si parte con un bacio e si fanno scoperte» scherza Papaleo, confermando un'amicizia di lunga data. 

Ed a proposito di scherzi, Verdone la sa lunga. «Li ho raccontati nel libro La casa sopra i portici, ma ho smesso di farli da tanti anni, dopo l'ultimo che feci a mio figlio Paolo, quando aveva all'incirca 7 anni, e di cui ancora oggi mi vergogno. Lui giocava a pallone nel Valle Aurelia ed era bravino. Lo chiamai al telefono fingendo di essere il segretario di Totti, gli dissi sei bravo a giocare a pallone, Francesco ti vorrebbe vedere, non puoi marinare la scuola per fare un provino. Quando gli rivelai dello scherzo, non mi ha parlato per un mese, ancora oggi gli chiedo scusa e da quel momento mi son fermato con gli scherzi".

Ed a proposito della scelta della professione, chirurghi, che i quattro personaggi svolgono nel film, Verdone ammette: «Quando Giovanni Veronesi ha scritto il soggetto, l’equipe chirurgica già esisteva, e quindi l’ho accolta bene, era una professione che in un film non avevo mai fatto. Sono stato, pediatra, dentista, mai un chirurgo. E' vera la mia passione per la medicina, ma oggi mi ha anche stufato, ma per preparami al meglio sono andato in sala operatoria, e non dico che i chirurghi si divertano, ma parlano e mentre operano nel silenzio, magari dicono hai visto il rigore della Roma ieri sera?»
 
Ultimo aggiornamento: Domenica 16 Febbraio 2020, 19:31
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