Robin Williams, comico triste. Quando disse: «Per me la cocaina è un nascondiglio»

Robin Williams, comico triste. Quando disse: «Per me la cocaina è un nascondiglio»
Se guardi al mondo con occhi onesti non puoi che diventare triste, e la tristezza fa ridere. Un comico deve essere onesto, parlare liberamente e abbracciare la realt: questo l'umorismo. E seguendo questa massima viveva Robin Williams, uno dei primi ad Hollywood ad avere osato scherzare su ogni argomento, senza remore, senza paure.






Robin Williams, però, era un uomo molto triste e sapeva di esserlo, sapeva di collimare perfettamente con il ritratto del clown triste, che vuole colui che fa ridere gli altri essere tormentato e depresso e ha provato a farci i conti tutta la vita fino a quando ieri mattina, in una bellissima giornata di sole in California, a casa sua, ha deciso di sottrarsi alla vita, ai suoi pensieri a quelle voci che lo tormentavano e con un gesto teatrale si è tolto la vita, senza lasciare messaggi, senza uno scritto, in silenzio, da solo, come già immaginava sarebbe stato. «Della vita ho capito che arrivi solo e parti solo. La parte bella è che in mezzo conosci tanta gente interessante...».



Lui, comico di razza, maestro dell'improvvisazione, attore multiforme, la gente l'ha conosciuta e fatta ridere e piangere, passando come pochi altri dai ruoli comici a quelli drammatici e diventando protagonista iconico di pellicole entrate nella storia del cinema, ma non ha mai avuto pace e ha sempre dovuto lottare con diverse dipendenze, alcool e cocaina in particolare. «La cocaina per me rappresenta un luogo dove nascondermi. La gente di solito la usa per tirarsi su, per eccitarsi, per me invece è sempre stata un calmante e in certi periodi credo che fosse perché avevo bisogno di una scusa per stare in mezzo alla gente e tacere».



Non taceva mai Robin Williams, era un fiume in piena, una battuta dietro l'altra, un personaggio dietro l'altro, una voce diversa per ogni risposta, per ogni battuta. Capace di affrontare temi seri e delicati, dall'educazione negli Stati Uniti alla politica, alla pedofilia, con toni faceti e critici allo stesso tempo. Sempre acceso, sempre su un palcoscenico, sempre nel personaggio per tutta la durata di un film o di un'intervista, come testimoniano i suoi colleghi, che in comune hanno il fatto di averci lavorato, ma non di averlo conosciuto. Si nascondeva con l'humour, in quell'unica dimensione che gli permetteva di celare al mondo il suo tormento. L'unico modo: parlare tanto, per non dire nulla e soprattutto per non rendersi vulnerabile: «Sono sempre stato troppo sensibile, troppo intenso, troppo vulnerabile, anche sul set ci sono rimasto male tante volte nella mia vita, anche quando forse avrei potuto evitarlo».



Ma ci sono cose che non si controllano e cose che è molto difficile controllare, come il ricordo delle sensazioni derivanti della droga, dell'alcool. E allora dopo anni di sobrietà, e grandi successi, nel 2006 dentro Williams quell'incubo prende di nuovo vita e la cocaina e l'alcool tornano a fargli da compagni: «È come essere sul ciglio di un precipizio, di un burrone. Guardi in giù, rapito, e nella testa senti una voce, calma, suadente, una voce che ti dice di saltare. Salta, Robin, salta». Robin ha saltato, ma ha compreso l'errore, ha provato ad arrampicarsi, ed è tornato in una clinica di riabilitazione dove ha cercato di zittire quelle voci. Senza riuscirci. Dentro e fuori dalla rehab, tante volte, qualche film minore, qualche progetto in televisione, poche apparizioni pubbliche e poi gli ultimi metri di volo.



Il mese scorso, definitivamente e clinicamente depresso come ha ammesso anche sua moglie, compagna di una vita, l'ultimo tentativo con la riabilitazione. Troppo tardi però, troppo profondo il malessere, troppo buio per sperare ancora nella luce, così come temevano i suoi famigliari. E poi, ieri il gesto, cosciente, antico e teatrale con cui ha voluto segnare la sua fine, con una cintura al collo, unendosi tragicamente alla lunga lista degli artisti che hanno scelto di farla finita con i loro tormenti, suicidandosi in quella che lui stesso definiva «una soluzione definitiva a problemi temporanei». Con il sipario che cala brutalmente e definitivamente sul talento e la vita di uno degli attori più geniali nella storia del cinema.

Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Agosto 2014, 20:41
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