Giffoni, Richard Gere superstar: "I maestri
zen mi aiutano a diffidare dei politici"
di Ilaria Ravarino
L'arrivo di Richard Gere al festival di Giffoni, ieri in concomitanza con quello della musicista, ha marcato con evidenza il divario generazionale del festival. Da una parte il pubblico degli over 40, delusi dall'impossibilità di incontrare l'attore (che si è concesso solo ai giovani giurati), dall'altra quella degli under 20, incuriositi dalla popolarità di un divo capace di far girare la testa ai genitori.
Gere, al Giffoni nel mezzo di una vacanza con il figlio Homer e un suo coetaneo 14enne, ha preso la gita con filosofia. La sua: «Sono felice di essere qui, l'Italia mi piace e credo che un posto come il Giffoni, dove si incontrano ragazzi da tutto il mondo, sia importante per il pianeta».
Poco disponibile a sbottonarsi su vicende private (vietato chiedere del divorzio) e ancor meno su possibili sequel di suoi film di successo («Una volta che un film è finito, il personaggio è morto»), l'attore non ha perso l'occasione per dispensare perle di saggezza zen: «Avevo un amico che stava per diventare padre ed era studente del Dalai Lama. Gli chiese cosa avrebbe dovuto insegnare a suo figlio. Il Dalai Lama rispose: insegnagli a rispettare la vita di ogni insetto. Gli insetti sono gli animali meno gradevoli, se riesci a insegnargli questo gli hai insegnato tutto».
E ancora, sulla guerra: «Un mio maestro giapponese zen diceva che non si prende una decisione finché non si riesce ad abbassare il numero di respiri a sette in un minuto. Ecco, io non mi fido dei politici che reagiscono istintivamente. Credo nella gentilezza, e nell'idea di essere un tutt'uno col mondo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Luglio 2014, 09:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA