Richard Gere fragile e misterioso in Franny:
"Vorrei che il Papa incontrasse il Dalai Lama"

Richard Gere fragile e misterioso in Franny: ​"Vorrei che il Papa incontrasse il Dalai Lama"

di Michela Greco
ROMA - «Ogni volta che vengo in Italia è sempre un totale casino». Lo ha detto in italiano sfoggiando un sorriso raggiante, Richard Gere, che ieri era a Roma per presentare il suo nuovo film Franny, opera prima di Andrew Renzi dalle dimensioni produttive ben più ridotte di quanto gli consentirebbe la sua fama. «Ho avuto la fortuna di fare tanti grandi film – si schermisce l'attore, i cui lucenti capelli bianchi non tolgono nulla (anzi) al suo fascino – ora mi posso permettere di farne di più piccoli senza guadagnarci quasi nulla».


Il film - in sala dal 23 - segue da vicino le altalenanti vicende di Franny (Gere), un milionario dedito alla beneficenza che si dà la missione di aiutare la figlia dei suoi migliori amici (Dakota Fanning), morti in un incidente stradale anni prima. La ragazza, che sembra aver superato il lutto meglio di lui, torna in città con un marito (Theo James) e un bimbo in arrivo e viene accolta da una generosità così grande da essere oppressiva. Dietro i suoi sorrisi e la sua filantropia, Franny nasconde infatti una dipendenza dagli antidolorifici, un isolamento emotivo e sensi di colpa insopportabili.

«È un personaggio misterioso – ha spiegato Gere – ci sono tante cose di lui che non sappiamo e non capiamo dal film, ma non ci interessa. Il mistero è più vicino alla realtà, tutto è molto più complicato di semplici rapporti causa-effetto». Lo è anche la realtà statunitense, con i recenti, terribili fatti di San Bernardino: «Ci sono più armi negli Stati Uniti che nel resto del mondo – ha commentato l'attore – e incredibilmente dopo questi episodi la vendita delle armi aumenta invece di diminuire. Negli Usa si tende ad agire sugli effetti piuttosto che sulle cause e mi fa orrore questo atteggiamento di vendetta, da vigilanti. Bisognerebbe scavare e trovare le radici dell'essere umano, la saggezza, l'amore, la comprensione».

Celebre per aver abbracciato il buddismo, l'ex Ufficiale e gentiluomo pensa poi che «se il Papa e il Dalai Lama si incontrassero parlerebbero di come rendere il mondo più saggio e compassionevole. Sono le due persone più rispettate del pianeta e sono all'apice del loro potere, sarebbe fantastico se parlassero insieme all'umanità». Infine, un desiderio cinematografico, quello di lavorare con Bernardo Bertolucci: «Sarei felice di fare il suo prossimo film e ci sono tanti registi italiani di talento con cui lavorerei volentieri. Chissà che non faccia un film in Italia prima di smettere di recitare».
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Dicembre 2015, 10:15
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