Bellocchio: «Rapito? Il delitto di un’autorità che stava perdendo il suo potere»
A Cannes il primo film italiano in gara, ambientato nel 1858
di Alessandra De Tommasi
Il caso - al quale pensò di dedicare un film anni fa anche Steven Spielberg - è rimasto sempre una pagina dolorosa, ma nessuna circostanza ha portato il Vaticano a fare un passo indietro sulla vicenda. L’ottantenne regista piacentino ha messo insieme ancora una volta un cast di prim’ordine, con Fabrizio Gifuni, Filippo Timi, Barbara Ronchi e Paolo Pierobon, oltre al piccolo Enea Sala nei panni del protagonista.
«La storia del rapimento di Edgardo Mortara – ha spiegato Bellocchio - mi interessa profondamente perché mi permette di rappresentare prima di tutto un delitto, in nome di un principio assoluto, e la volontà disperata, e perciò violentissima, di un’autorità ormai agonizzante di resistere al suo crollo, anzi di contrattaccare». Ambientando la sua pellicola in un’epoca in cui, prima dell’Unità d’Italia, il potere temporale della Chiesa stava per scricchiolare, il regista – dichiaratamente ateo pur essendo cresciuto un ambiente familiare credente - torna a far luce nei rapporti tra Vaticano e Stato italiano.
Liberamente ispirato a “Il caso Mortara” di Daniele Scalise, “Rapito” è sceneggiato dallo stesso Bellocchio con Susanna Nicchiarelli.
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Maggio 2023, 06:15
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