Roma fa festa a Tarantino: «Siamo in un'era repressiva. Sogno di girare a Cinecittà»

Roma fa festa a Tarantino: «Siamo in un'era repressiva. Sogno di girare a Cinecittà»

di Michela Greco

ROMA - Sale stracolme ed eccitazione per l'arrivo di Quentin Tarantino, ieri, alla Festa del Cinema di Roma, dove il regista si è confrontato allegramente prima con la stampa e poi con il pubblico, in un Incontro Ravvicinato, senza film da promuovere ma con un premio alla carriera da ricevere. Scoppiando qua e là in sonore risate, il regista e produttore di cult come Pulp Fiction e Le iene ha riflettuto con i suoi fan sulla possibilità, di questi tempi, di essere creativamente liberi, senza censure o autocensure: «Ora è più difficile, ma non impossibile. Bisogna però credere nei propri principi e non preoccuparsi se non si piace a qualcuno: se il film esprime lo spirito del tempo, se lascia il segno, ci sarà anche qualcuno a cui non piacerà. Anche Pulp Fiction fu oggetto di grandi discussioni, ma bisogna accettare anche le critiche più spietate, fanno parte del dibattito. Siamo in un'epoca repressiva e negli anni 80 era lo stesso, mentre invece, forse, la permissività dei 90 deve qualcosa a Pulp Fiction».
Cinquantotto anni all'anagrafe e nove film consegnati al pubblico, Tarantino, che è diventato papà a febbraio 2020, ha parlato più volte negli ultimi tempi del suo ritiro dal cinema. «Le mie priorità sono cambiate in modo significativo da quando è nato mio figlio. Non è un caso che sia arrivato in questo momento della mia vita, anzi un po' l'ho fatto apposta a farlo arrivare verso la fine della carriera», confessa il regista, che non smentisce né conferma l'ipotesi che il suo prossimo film possa essere il terzo episodio di Kill Bill. Intanto, dopo C'era una volta a Hollywood con Brad Pitt e Leonardo DiCaprio, il cineasta ha dato alle stampe un libro che espande l'universo narrativo di quella storia. «Sono cresciuto leggendo libri basati sui film, erano diffusissimi negli anni 60 e 70 e ne sono sempre stato affascinato. Ho iniziato quindi a pensare di farne uno anch'io e su C'era una volta a Hollywood avevo tantissimo materiale che non è entrato nel film. È un'operazione che si collega al mio discorso sull'arte alta e bassa».

Scrivere per immagini, per Tarantino, significa anche riscrivere la storia. Lo ha fatto con Bastardi senza gloria, Django Unchained e C'era una volta a Hollywood: «Quando ho scritto Bastardi senza gloria non sapevo dall'inizio come sarebbe finito, ma poi mi sono messo in trappola da solo, e visto che non sapevo come uscirne, ho pensato di uccidere Hitler». All'incontro col pubblico della sera, mentre scorrono le sequenze di alcuni suoi film, nel silenzio della sala risuona la sua stessa, divertita risata, e lui con gusto si scatena con gli aneddoti, come le bugie dei suoi inizi da attore: «Ho mentito nel curriculum, lo ammetto. Quando inizi e non hai fatto nulla devi pur scrivere qualcosa. In Zombi di Romero, nella gang di motociclisti c'è uno che potrebbe vagamente essere me... e allora ho detto che ero io! Anni dopo, ho scoperto che in un libro che parla anche di quel film c'è scritto: Se guardate bene scoverete un giovane Tarantino». Sul finale, un ricordo di Ennio Morricone, premio Oscar per il suo The Hateful Eight: «La collaborazione con Morricone è un sogno che si è realizzato, è sempre stato il mio compositore preferito. Lavorare con lui è stato eccitante, era un vero gigante». E un'idea: «Girare un film in Italia? Mi piacerebbe tantissimo, si tratta di trovare la storia giusta. Sarebbe un'esperienza pazzesca girarlo a Cinecittà. Ho un'idea in mente che potrebbe avere a che fare con gli spaghetti western». E dopo una emozionante carrellata di video-saluti da Samuel L. Jackson, John Travolta e Christoph Waltz, Dario Argento gli consegna il premio alla carriera: «Quentin, sei l'orgoglio del cinema americano, ma anche l'orgoglio del cinema italiano».


riproduzione riservata ®


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Ottobre 2021, 08:19
© RIPRODUZIONE RISERVATA