Pif: "La mafia? Ci rido su. Presto
una serie tv e un prequel del film"

Pif: "La mafia? Ci rido su. Presto una serie tv e un prequel del film"

di Alessandra De Tommasi
Cosa c'entra Pif con i Braccialetti Rossi? Presto detto: l'attore e conduttore ha deciso di partecipare al Giffoni Film Festival con i piccoli colleghi per «unire le forze» e lanciare un messaggio sociale comune. La serie tv ispirata al suo film La mafia uccide solo d'estate andrà in onda, infatti, subito dopo la nuova edizione della fiction ospedaliera firmata Palomar (dal 16 ottobre su Rai 1).

Quale novità prospetta la serie rispetto al film?
«Si parte dall'idea che siamo tutti vittime, quando si parla di mafia. Di solito i racconti di questo genere tendono a dividere in due categorie, i buoni e i cattivi, ma stavolta non guardiamo la storia dalla prospettiva dei magistrati o dei criminali. Lo sguardo potrebbe essere quello di ciascuno di noi, uno spettatore sì ma che può fare la differenza». 

Il tono è sempre quello della leggerezza nel trattare temi seri?
«Sì, il mio approccio resta invariato. Sono infatti convinto che solo un ebreo possa raccontare una barzelletta sugli ebrei senza essere equivocato, così da palermitano sento di poter scherzare sulla mafia».

Nessuna paura di pestare i piedi a qualcuno?
«L'ultimo dei miei pensieri è quello di offendere qualcuno, anzi magari la mafia si offendesse! Ecco perché continuo a prendere in giro persino Totò Riina».

Ha avuto qualche riscontro positivo?
«Il problema non è solo di legalità ma di libertà. So che la mentalità cambia, ma solo dopo una tragedia, come le stragi del 1992, eppure i negozianti ad esempio hanno paura di restare soli, ecco perché ho incoraggiato tutti a mandare una mail a uno di loro, un amico che ha un negozio ed è terrorizzato. Una parola di conforto non costa nulla ma può aiutare nei momenti bui». 

Torna in tv anche con Mtv per Il testimone, perché?
«Perché mi piace parlare ai giovani, incoraggiarli a esplorare quello che c'è fuori dall'Italia. Magari tornano o magari no, ma almeno ti fai un'idea di come funziona il mondo».

Il 27 ottobre torna dietro la macchina da presa, oltre che da attore, nel film In guerra per amore. Cosa può anticiparci?
«È ambientato a New York negli anni 40, dove il mio personaggio s'innamora di quello di Miriam Leone, che invece è promessa sposa di un mafioso. Quindi devo tornare in Sicilia per chiederne la mano, durante la Seconda Guerra Mondiale. Possiamo considerarlo quasi un prequel de La magia uccide solo d'estate».

Si sente campanilista?
«Non l'ho girato per orgoglio siciliano ma perché le conseguenze di quelle azioni le paghiamo tutti noi ancora oggi. Anche qui per contratto metto in un tema serio, però, un po' della mia consueta minchionaggine».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Luglio 2016, 14:21
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