Paolo Sassanelli: «Debutto come regista con una favola d’oggi», il film "Due piccoli italiani"

Paolo Sassanelli: «Debutto come regista con una favola d’oggi», il film "Due piccoli italiani"

di Michela Greco
«Non volevo fare una commedia e nemmeno un dramma. Alla fine ho fatto una favola contemporanea». Interprete di decine di film per il cinema e la tv, dopo aver lavorato, nel corso di trent’anni, per registi come Matteo Garrone e in serie popolari come Un medico in famiglia, il barese Paolo Sassanelli affronta il grande schermo per la prima volta come regista con Due piccoli italiani

In sala da domani, il film è l’avventura “di due creature piccole che pensavano di non avere più nulla davanti e che invece riescono a far sparire la parola ‘ormai’ dal loro vocabolario”, ha detto il regista. I due sono Felice (Sassanelli) e Salvatore (Francesco Colella), uomini maturi secondo l’anagrafe, ma bambini se si guarda alla loro età emotiva. Vivono in un istituto di cura che nasconde e cristallizza la loro fragilità - specialmente quella di Felice, bambino ingenuo e spaventato che vive in un corpo stagionato - finché un giorno non decidono di scappare e si imbarcano in un viaggio liberatorio attraverso l’Olanda e l’Islanda.

«Dopo aver diretto i corti Uerra e Ammore - ha spiegato Sassanelli - avevo voglia di cimentarmi con un film lungo. Lo spunto l’ho trovato in un progetto che era nato in teatro quasi 30 anni fa e che nel frattempo è stato oggetto di tante stesure. È parlato in tante lingue diverse, è un cinema ‘in salita’, fatto senza grandi mezzi e girato in sole quattro settimane». Due piccoli italiani è in effetti un’opera inconsueta, fragile e “senza pelle” come i suoi due protagonisti, eroici per la loro capacità di affrontare il mondo armati solo di purezza, senza difese e sovrastrutture.

«Per prepararci abbiamo passato una settimana nella Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica di Bari - ha raccontato il regista-attore - abbiamo passato del tempo con i suoi ospiti, abbiamo ascoltato le loro storie e lavorato con lo psichiatra. È stata un’esperienza molto forte dal punto di vista emotivo e io ho fatto un gran lavoro sull’uso delle mani come strumento per esplorare la realtà, una cosa che ho visto fare ai bambini, i miei veri insegnanti». Insieme a Felice e Salvatore, a questa educazione sentimentale partecipa Anke (Rian Gerritsen), donna dalla vitalità prorompente di cui si intuisce un passato doloroso. 

«Due piccoli italiani è partito con l’adesione di attori famosi, ma il budget era piccolo e abbiamo dovuto rinunciarci, perciò ho fatto molti provini e ho scoperto che ci sono in giro tantissimi attori straordinari eppure sconosciuti».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Giugno 2018, 15:11
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