Natalie Portman fa discutere: "Nelle scuole
israeliane si parla solo dell'Olocausto"

Natalie Portman fa discutere: "Nelle scuole ​israeliane si parla solo dell'Olocausto"

di Antonio Bonanata
È una voce critica quella che si leva dall’interno della comunità ebraica statunitense: l’attrice di origine israeliana Natalie Portman, premio Oscar 2011 per l’interpretazione de “Il cigno nero”, mette in guardia il suo paese dal rischio di concedere all’Olocausto una sorta di egemonia nei programmi scolastici, focalizzandosi esclusivamente sul dramma della Shoah e tralasciando altre tragedie di pari importanza.





Lo fa in un’intervista all’Indipendent, reduce dalla trasposizione di “Un racconto di amore e di tenebra” dello scrittore Amos Oz (che ha diretto e interpretato), sorta di memoir sulla creazione dello stato di Israele. L’attrice 34enne parla apertamente della sua esperienza di bambina israeliana, nata a Gerusalemme e trasferitasi a tre anni negli Stati Uniti, dove ha frequentato le scuole ebraiche ed è stata educata alla cultura e alla memoria dell’Olocausto (11 milioni di morti): «Considero una grandissima questione per la comunità ebraica interrogarsi su quanto l’Olocausto venga posto alla ribalta nei programmi scolastici. Che è, ovviamente, un tema fondamentale da ricordare e rispettare, ma non deve sovrastare altre storie».



La Portman spiega di essere arrivata a questa conclusione dopo aver visitato un museo dedicato al genocidio in Ruanda, avvenuto quando lei era una studentessa ma di cui non ha saputo nulla tra i banchi di scuola. «Sono rimasta scioccata dal fatto che questa tragedia era in corso mentre frequentavo le medie. Abbiamo imparato tutto sull’Olocausto, solo su questo, e niente ci è stato detto sul Ruanda. Questo è esattamente il tipo di problema che va affrontato nell’insegnamento. Credo che debba essere trattato, ma non posso parlare per tutti dato che questa è stata la mia formazione personale».

Poi aggiunge: «Dobbiamo ricordarci che l’odio esiste in ogni tempo e abbiamo il dovere di essere empatici con chi, come noi, ha patito il disprezzo. Ma non per farne uno strumento paranoico, per pensare che siamo vittime. A volte questa condizione può essere trasformata in allarmismo per farci dire “Un altro Olocausto sta per avvenire”». L’attrice israeliana ha inoltre affermato che questa riflessione dovrebbe portare alla consapevolezza che l’odio razziale esiste contro ogni tipo di persona e si dovrebbe tenerlo a mente come qualcosa che incoraggi l’empatia e combatta la paranoia.
Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Agosto 2015, 21:33