Miriam Leone: «Mostro il mio lato oscuro in un thriller»

Miriam Leone: «Mostro il mio lato oscuro in un thriller»

di Michela Greco
ROMA – «Ho dovuto camminare su un filo sottile, è stato difficile trovare l’equilibrio». Lo ha ripetuto più volte Miriam Leone nel presentare Il testimone invisibile di Stefano Mordini, un noir puro piuttosto insolito per il cinema italiano in cui, al fianco di Riccardo Scamarcio, l’attrice si ritrova ingranaggio di un meccanismo giallo in cui i dettagli sono fondamentali e le verità molteplici.
Remake del thriller spagnolo Contratiempo, Il testimone invisibile (al cinema dal 13 dicembre) si apre con la scena di un crimine: nella stanza di un hotel di alta montagna, l’imprenditore Adriano Doria (Scamarcio) si risveglia accanto al cadavere di Laura (Leone), la sua amante. Chiuso in un’altra stanza, tempo dopo, Adriano risponde al serrato interrogatorio della penalista Virginia Ferrara (Maria Paiato), che ricostruisce a ritroso lo scenario, gli eventi, le colpe e le omissioni che hanno portato l’imprenditore a un passo dalla condanna, portando alla luce diverse verità. «Abbiamo fatto un lavoro di precisione sui dettagli, sulle battute, su tempi e controtempi – ha spiegato l’attrice siciliana ex Miss Italia – Abbiamo esplorato luci e ombre della storia e dei personaggi e scomposto i vari aspetti che convivono in un’unica persona, mettendo un lampo di innocenza nella colpevolezza e un lampo di colpevolezza nell’innocenza».
Passata dalla commedia nera Metti la nonna in freezer a questo thriller gelido e rigoroso, Miriam Leone ha sottolineato di aver già «frequentato con soddisfazione il genere, con Non uccidere in tv. Anche lì si parlava di crimini e lo si faceva con un linguaggio cinematografico, nonostante fossimo sul piccolo schermo, ma l’emozione del cinema è un’altra cosa». Ne Il testimone invisibile la sua Laura non fa il commissario, ma la fotografa, e si ritrova ad esplorare i suoi stessi lati oscuri: «La meraviglia di questo mestiere è la possibilità di sublimare le peggiori pulsioni, di fare cose che nella vita vera non faresti mai. È stato interessante cercare la doppia faccia e indossare tante maschere con rigore ma non rigidità. L’intenzione era quella di tenere lo spettatore sospeso e sorpreso in ogni istante. Abbiamo fatto un lavoro sul realismo, sulla misura, sull’eleganza, pensando al grande Hitchcock e al fatto che il cinema, in fondo, è anche intrattenimento».
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Dicembre 2018, 06:10
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