Michael Douglas torna al piccolo schermo con Il metodo Kominsky: «La tv? Ce l'ho nel dna»
di Alessandra De Tommasi
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Perché è tornato al piccolo schermo?
«Ce l’ho nel Dna e dopo mezzo secolo da Le strade di San Francisco che ha lanciato la mia carriera, mi sembra un ottimo modo per chiudere il cerchio. Il mio primo premio, il Bambi Award, l’ho ottenuto in tv e anche l’ultimo, la Ninfa di cristallo alla carriera a Monte-Carlo, quindi mi sembra abbastanza significativo. E poi i servizi di streaming come Netflix offrono una certa democrazia nella scrittura e un accesso mai visto finora».
Quale lato di sé scoprirà il pubblico nelle nuove puntate?
«Spero emerga quello comico e divertente, oltre a quello romantico. Ci vuole senso dell’umorismo per interpretare un attore fallito che si dà alla recitazione e mi sembra che i nuovi episodi alzino l’asticella».
Nella vita come sul set è uno che ama rischiare?
«Sempre: amo il rischio fisico negli sport, come le arrampicate, e quello emotivo di alcuni ruoli. Preferisco lanciarmi in personaggi che non so se piacciono o meno, anche a costo di inimicarmi il pubblico. Le scelte nella mia carriera rispecchiano la mia filosofia di vita spericolata».
Come si rilassa lontano dal set?
«Giocando a golf: ogni volta sul campo mi sembra di bigiare la scuola però se sbaglio mira dopo tre buche divento irascibile. Se invece mia figlia Carys è a casa allora mi piace spendere del tempo con lei».
Rimpianti?
«Guardo indietro solo per festeggiare e per mostrare gratitudine, altrimenti se inizio a rimuginare sulle cose finisco per agitarmi e non mi fa certo bene».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Novembre 2019, 08:18
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