Mattia Torre, il ricordo di Paolo Calabresi: «Era il più bravo di tutti, quando ho letto il copione di Boris sono impazzito dalla gioia»

Mattia Torre, il ricordo di Paolo Calabresi: «Era il più bravo di tutti, quando ho letto il copione di Boris sono impazzito dalla gioia»

di Marco Esposito
«Ora sarà difficile. Lavorare con Mattia Torre significava mangiare caviale, abituarsi ad un livello altissimo. Ora dovrò sapermi abituare anche alla mortadella».

Paolo Calabresi conosceva bene Mattia Torre, i due hanno lavorato spesso insieme, non solo nella serie cult Boris, in cui Calabresi interpretava il mitico Biascica, il sindacalista del finto set degli Occhi del Cuore,  ma anche in tante altre situazioni. 

Paolo Calabresi, come ha conosciuto Mattia Torre?
«La nostra frequentazione è iniziata con le riprese di Boris, parliamo di circa 12 anni fa. Ci siamo conosciuti e non poi non ci siamo più lasciati. Abbiamo fatto tante cose insieme, non solo Boris. Per esempio per Rai tre facemmo delle pillole che riprendevano un suo spettacolo teatrale 456, un lavoro teatrale originariamente fatto senza di me, ma insieme ci inventammo e aggiungemmo un nuovo personaggio Zio Oe. Orami quando ci chiamavamo al telefono iniziavamo la telefonata  soltanto dicendo "OE"»

Quindi è stato fondamentale per lei
«Io dovrei solo ringraziarlo, in realtà gli mando pure qualche accidenti, perché adesso dopo che uno ha mangiato il caviale sarà difficile accontentarsi della mortadella. Ora per me sarà tutto una sorta di "Occhi del Cuore 2"»

Cosa ha pensato quando ha letto il copione di Boris per la prima volta?
«Sono impazzito. Ho detto finalmente. Io venivo da un periodo difficile da un punto di vista professionale. Avevo totalmente delegato la qualità del mio lavoro ad una serie di travestimenti, e tutte le altre cose che facevo non mi piacevano. Quando ho letto il copione di Boris sono impazzito dalla gioia».

Boris fu un'avventura eccezionale come percepiva chi vi guardava?

«All'inzio siamo partiti che dire che il progetto fosse un pilota era già tanto. Girammo la prima puntata immaginaria di questa serie, che invece rappresentava il mondo del lavoro. Già dalla scrittura si capiva la forza, la comicità pura, ammiccante, che non cercava di farti ridere e che al contempo ti faceva ridere tantissimo. Purtroppo la commedia italiana è stata "rovinata" dai personaggi. Quando abbiamo girato Boris venivamo da anni in cui erano i personaggi che dovevano far ridere il pubblico, i personaggi, non gli attori. Gente come Mattia ha ripristinato la normalità».

Mattia Torre era il miglior autore della sua generazione?
«Assolutamente, non cedeva nulla alla retorica o al compiacimento. Quando non concedi nulla il pubblico ti ringrazia. Perché capiscono che li tratti da persone intelligenti. Il pubblico aveva bisogno di questo e lui lo aveva capito».

Come era lavorare con lui?
«Da una parte era difficile, perché non concedeva nulla appunto. Ma quando "beccavi" il punto giusto e riuscivi andare alla sostanza che lui voleva si arrivava alla perfezione. Ci siamo ritrovati in tanti insieme, eravamo un gruppo ristretto che lavora spesso con lui. A Mattia piaceva lavorare con persone di cui si fidava e che avesse in comune con lui un certo tipo di gusto»



 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Luglio 2019, 20:06
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