Matt Dillon: «Io, un serial killer all'inferno con Von Trier»

Matt Dillon: «Io, un serial killer all'inferno con Von Trier»

di Michela Greco
ROMA - "Ero spaventato dall'orrore. Temevo di non farcela. Avevo paura che avrei rifiutato l'immagine di me stesso in quel ruolo. Ma ho accettato perché il regista era Lars Von Trier". Li ha confessati candidamente, Matt Dillon, tutti i suoi dubbi nell'avvicinarsi al ruolo del protagonista di La casa di Jack, il nuovo film del controverso regista danese in arrivo nei nostri cinema il 28 febbraio. Ieri a Roma l'attore di Crash e Drugstore Cowboy ha soddisfatto tutte le curiosità sulla sua discesa agli inferi nei panni del serial killer che, nell'America degli anni '70, accumula omicidio su omicidio accanendosi sadicamente sulle sue vittime e poi modellando e fotografando i loro cadaveri come fossero le sue personali opere d'arte. Maestro della manipolazione, Jack gioca a fare la tigre con gli agnelli intorno, troppo ingenui per capire che stanno per essere sbranati e troppo sordi per ascoltare le grida di chi già è vittima della sua ferocia. "Lars mi ha detto che Jack è il personaggio che più gli somiglia, tranne che lui non uccide le persone", ha detto con un sorriso Dillon, confermando l'evidenza di una figura cinematografica plasmata sulle ossessioni di un regista disturbante, spericolato nel lanciarsi alla scoperta dell'abisso. "Per capire Jack - ha aggiunto l'attore - ho cercato informazioni sui serial killer psicopatici e ho scoperto tutto un mondo di storie sul web. C'è una fascinazione enorme per queste figure che manifestano, semplicemente, alcuni aspetti della natura umana. Temevo di giudicare il mio personaggio, ma poi ho capito che dovevo lavorare di sottrazione. Jack è nato sprovvisto di coscienza e di empatia, così come altre persone nascono senza gambe: ho dovuto spegnere quelle parti di me per incarnarlo". A scandire il percorso criminale di Jack attraverso i cinque "incidenti" più significativi della sua carriera di serial killer c'è il dialogo con il misterioso Virgilio, colui che lo accompagna all'inferno, interpretato da Bruno Ganz nel suo ultimo ruolo prima della morte, pochi giorni fa. "Avevo avuto il ruolo prima di Bruno - ha raccontato Dillon - e quando Von Trier mi ha mandato un messaggio con la sua foto e la scritta 'Virgilio!' sono stato felice. Sono molto triste per la sua perdita e mi sento fortunato per aver lavorato con lui, è stata una grande esperienza. Avevo 17 anni quando rimasi impressionato dalla sua performance nei panni di un giocatore di scacchi che impazzisce. Per La casa di Jack io e Bruno ci siamo sentiti molto vicini: sapevamo entrambi che sarebbe stato un film rischioso".
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Febbraio 2019, 09:01
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