Mastandrea sostiene i No Tap e annuncia: "Debutto alla regia e non perdo la curiosità"

Mastandrea sostiene i No Tap e annuncia: "Debutto alla regia e non perdo la curiosità"

di Michela Greco
 «Vincere un premio alla carriera a 45 anni mi fa un po' impressione. Che vuol dire, che è finita?». Ieri Valerio Mastandrea ha ricevuto l'Ulivo d'oro alla Carriera dal Festival del Cinema Europeo di Lecce, che lo ha omaggiato con una retrospettiva in dieci film, e la prima reazione è stata schermirsi e sfoderare la sua arma preferita: l'autoironia.

Subito dopo, però, è arrivato l'impegno: «Sono felice che il premio sia un ulivo - ha detto - perché può avere il valore simbolico di una lotta per la difesa il territorio: qualcosa che rende possibile il senso di appartenenza e non è solo la difesa di una tradizione o l'espressione di una chiusura». L'attore romano, appena premiato con un David di Donatello per il ruolo da non protagonista in Fiore, sta per compiere un passo importante: «L'8 maggio inizio il mio film da regista, lo girerò vicino Roma. Sono tanti anni che penso di esordire dietro la macchina da presa ma solo ora ho trovato il coraggio di farlo davvero. La protagonista è una ragazza di 30 anni ed è una storia che mi riguarda tantissimo, con cui cerco di ridere più che posso di una situazione tragica». Il titolo, infatti, è Ride, e sicuramente svelerà nuovi aspetti di questo interprete che ha fatto della malinconia un veicolo, un aspetto seducente, come dice lui stesso. 

Un uomo che si riconosce molto nel personaggio di Nardini in Non pensarci di Zanasi e che, in una sorta di bilancio, riflette: «Ho toppato molti film ma sono contento di averlo fatto. Non parlo di risultati al botteghino, ma di altro. Ho capito col tempo che i film che ho affrontato prima come attore che come persona li ho toppati. La cosa più importante per me, ora, è non perdere la curiosità. Se non ti sorprendi più si esaurisce il principio attivo del cinema, diventi come un farmaco scaduto». Nonostante abbia già avuto diverse esperienze internazionali, con Michael Winterbottom e con Rob Marshall, Mastandrea pensa di non essere tagliato per il cinema americano: «Per il tipo di attore che sono - dice - per come intendo questo lavoro, non c'è posto per me in una fabbrica di mostri di tale bravura. Spike Lee è il regista grazie al quale vado al cinema. Quando feci il provino per il suo film girato in Italia, Miracolo a Sant'Anna mi disse Ora però alza la voce, la rabbia deve venire fuori'. Io risposi che secondo me il personaggio si portava la rabbia dentro. Mi guardò sconvolto e fece una faccia quasi da romano, come a dire Beh fa' come te pare'. Poi il film l'ha fatto Favino».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Aprile 2017, 08:48
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