Lello Arena: «Con Massimo Troisi eravamo fuori dagli schemi. La laurea per i 70 anni gli rende giustizia»

Intervista all'attore della Smorfia per i 70 anni dalla nascita di Troisi

Lello Arena: «Con Massimo Troisi eravamo fuori dagli schemi. La laurea per i 70 anni gli rende giustizia»

di Mario Fabbroni

«Sarà bellissimo vedere laureato il “re degli asincroni”, Massimo Troisi». È divertito Lello Arena, attore e regista oltre che ex anima del trio comico La Smorfia insieme a Enzo Decaro, nel pensare che tra poche ore il “loro Massimo” riceverà la laurea honoris causa alla memoria dalle mani del rettore dell’università Federico II di Napoli, Matteo Lorito.

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L'intervista a Lello Arena su Troisi

Troisi era il “re degli asincroni”?
«Lui è stato un artista asincrono, fuori dal pensiero dominante, uno che ha sempre provato a cambiare le cose e i cliché oleografici. Insomma, fuori dalle regole».
Non si era laureato…
«No, diciamo che ha studiato per molto tempo Ragioneria. Ma mica era stupido… Massimo aveva difficoltà a stare in un ordinamento didattico. Eppure quel sistema ora lo ripaga, riconosce la sua grandezza. È un bel gesto di giustizia».
Tutti voi della Smorfia avete rotto gli schemi mettendo in scena una comicità pungente, che ha scavalcato i confini vesuviani...
«Vuol dire che siamo tutti asincroni. Però credo che il miglior modo per definire la sensazione di stare fuori dagli schemi, l’ha espressa Massimo quando diceva di non guardare indietro ma avanti. Anche perché una volta si era voltato: nun ce stava nisciun …».
Il 19 febbraio avrebbe compiuto 70 anni.
«Io e Enzo Decaro, come ex attori de La Smorfia, partecipiamo solo alla cerimonia per la laurea honoris causa. Non ci sembra più il caso di guardare al passato. Quindi è nato C.I.O.E.(‘)».
E cioè?
«Centro Interdisciplinare Opportunità Espressive. Ma soprattutto l’intercalare che ha reso famoso Massimo Troisi: lui iniziava le frasi importanti sempre con quel “cioè” che sembrava indicare che non avesse niente da dire. Invece era proprio il contrario. La nostra è un’Accademia trimestrale gratuita per la formazione di giovani talenti. Cento borse di studio finanziate dal Comune di Napoli, per averle ho dovuto quasi minacciare il Sindaco Gaetano Manfredi».
Addirittura?
«Si. Gli ho detto che se non faceva diventare C.I.O.E.(‘) qualcosa di bello e di concreto, mi sarei piazzato sotto a Palazzo San Giacomo urlando: “Gaetano! Gaetano! Gaetano!”.
Come nella scena iniziale del film “Ricomincio da tre”?
«Proprio così. Una battuta che conoscono non solo gli spettatori di allora ma pure i giovani di oggi: internet fa davvero miracoli, tanti ragazzi mi fermano per strada dicendo “Annunciazione, Annunciazione!”».
Impareggiabile l’interpretazione di quell’arcangelo Gabriele…
«Fu una buona idea. E pure C.I.O.E.(‘) va forte: in pochi giorni sono arrivate migliaia di richieste di audizione. Sarà difficile sceglierne solo cento. Magari ci fosse stata un’accademia simile, quando La Smorfia era agli inizi...».
Che tempi erano?
«Quelli delle porte in faccia. Quante ne abbiamo prese… era difficile spiegare agli altri cos’era il nostro trio comico e cosa volevamo fare».
Fino a quando Pippo Baudo si camuffò con cappello gigante e sciarpa, sedendosi all’ultimo posto del Centro Teatro Spazio a San Giorgio a Cremano...
«E poi partecipammo alla trasmissione “Non Stop” sulla Rai. Ma ci esibivamo in un garage, mica era un teatro».
Chi saranno i prof della vostra Accademia all’Auditorium nell’ex Italsider di Bagnoli?
«Ci sono già Vincenzo Salemme, Nicola Piovani, Nino Frassica, il critico cinematografico Giulio Baffi. E stanno arrivando tanti altri».
Un bel momento per Napoli, ai vertici nel calcio e non solo.
«Una città che, nel bene e nel male, è destinata a fare spettacolo. Stare a Napoli ora è davvero bello, la gente sorride sempre. E la Film Commission è sommersa di richieste. Le storie del Congo le vengono a girare a Napoli, perfino io ho cercato in città personaggi simili ai tedeschi come il dottore di “Ricomincio da tre”. Dovevo girare due settimane in Germania, invece le scene le ho fatte al Centro direzionale. I tedeschi stanno ancora cercando dove sono quei luoghi nelle loro zone».
A proposito, com’è il film di Mario Martone su Troisi, “Laggiù qualcuno mi ama”?
«Non ho voluto sapere niente, sarà una sorpresa pure per me».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 16:10
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