Martin Freeman al Giffoni: "Io, uomo medio
di Hollywood, preferisco le serie tv al cinema"

Martin Freeman al Giffoni: "Io, uomo medio ​di Hollywood, preferisco le serie tv al cinema"

di Ilaria Ravarino
GIFFONI (SA) - C'era anche una ragazza vestita da hobbit, una delle creature protagoniste de Il signore degli Anelli, ad applaudire ieri Martin Freeman all'incontro con i giovani del Festival di Giffoni.





Diventato popolare proprio grazie alla saga fantasy (che da settembre tornerà in tv su Sky), e adorato in tv con Fargo e Sherlock, l'attore inglese ha raggiunto una popolarità improvvisa e meritata, dopo anni trascorsi come comprimario dal volto "troppo ordinario" per sfondare.



Hollywood le ha cucito addosso il ruolo dell'uomo "medio". Le pesa?

«No. Anche se non penso di essere il miglior attore del mondo, credo di aver variato le mie performance. Hollywood appiccica da sempre etichette: fa parte di un'industria che funziona benissimo. E poi mi fa piacere pensare che magari qualcuno ha visto Fargo perché c'ero io».



La seconda serie di “Fargo” avrà un cast diverso. Il pubblico capirà?

«Il rischio che il pubblico si disaffezioni c'è, ma spero che non accada. Gli autori sono gli stessi, una garanzia: la cosa più importante in una serie è che la storia sia scritta bene. Certo ci vuole coraggio per fare una scelta del genere».



In Sherlock lei è il Dr. Watson. Temeva un ruolo così iconico?

«Ripeto: in una serie il copione è fondamentale. Il personaggio era complicato, ma gli sceneggiatori sono riusciti a fare di Sherlock e Watson due star moderne, pur nel rispetto degli originali letterari».



Fa tv da due decenni. Com'è cambiata?

«Tantissimo. Il rapporto tra cinema e tv si è capovolto. Oggi i film d'autore, al cinema, vengono schiacciati dalle mega produzioni. E così è la tv a rischiare di più, come un tempo faceva il cinema indipendente, con storie adulte fatte per un pubblico che si suppone sia intelligente e maturo».



Mega produzioni: lei è nel cast di “Capitan America”...

«Ho un ruolo ambiguo, né buono né cattivo. Sarò una persona che lavora per il governo americano e tiene d'occhio i supereroi. Una figura che potrebbe tornare in un sequel. È un film in cui non sento di avere responsabilità eccessive: a volte è bello sapere che farai qualcosa che la gente vedrà, indipendentemente dal risultato finale».



Le propongono un supereroe: chi sceglie?

«Uno che non mi farebbero mai fare, cioè Batman».



Ha una bella famiglia, il successo. Si sente realizzato?

«Il mio ideale di felicità è avere una casa confortevole, del buon cibo e bei vestiti da indossare. Come uno hobbit».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Luglio 2015, 08:48
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