Inafferrabile cantante lirica in Annette, film d’apertura del 74° Festival di Cannes, il Premio Oscar Marion Cotillard ha sublimato fantasie artistiche ed erotiche. Nel musical fantasy di Leos Carax il suo alter ego Ann è travolta dall’innamoramento e dalla passione per il comico Henry (Adam Driver), ma quando il successo sul palco lo abbandona lui perde completamente il senso della ragione.
Tanto il regista lo definisce “pessimo marito, pessimo attore e pessimo padre”: i due infatti mettono al mondo una creatura dalle potenzialità fuori dal comune ed è lei a dare il nome al progetto. Il frutto di questi due artisti attira molta curiosità su di sé, con risvolti molto lontani da quelli canonici.
Non paragonatela però a La vie en rose, perché la protagonista non apprezza: «Mai fare parallelismi tra film diversi, per me non ha senso.
S’infervora, invece, parlando di uno dei temi caldi della pellicola, ossia il potere distruttivo della fama. «So bene per esperienza personale cosa voglia dire: vuoi a tutti i costi che le persone ti adorino, ti stimino, ti cercano, anche se poi sono sconosciuti. Può essere un gioco pericoloso stare costantemente sotto i riflettori per acquistare fiducia in se stessi. Fa parte della natura umana voler essere amati e capiti, ma questo bisogno portato all’estremo può fare molti danni».
Il rimedio?
«Avere invece un salutare rapporto di autostima permette di scendere dal piedistallo del successo e apprezzarsi per quello che si è».
La difficoltà maggiore del progetto?
«Cantare dal vivo, con il fiato corto e il resto ma anche – conclude, divertita – arrivare sul set senza sapere in quale avventura sarei stata coinvolta, se su corse con tacchi assurdi o numeri di ballo in corridoi tanto angusti da rischiare la rottura del femore».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Luglio 2021, 13:26
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