L’ultima trasformazione di Marion Cotillard la vede nei panni di una sorella un po’ isterica in costante lotta con il fratello. Lei (Alice) attrice di successo, lui (Louis) scrittore alla deriva (interpretato da Melvil Poupaud): questi due personaggi sono al centro del nuovo dramma familiare targato George Miller (Mad Max), Frère et soeur, in concorso al Festival di Cannes e prossimamente nelle sale italiane per Movies Inspired.
La faida tra questi due personaggi anima tutto il racconto di perdita e lontananza, pur senza dar vita fino in fondo alle loro motivazioni. Esiste un pregresso, ma si sa poco perché, a detta del regista, il rapporto d’odio bilancia quello d’amore. E così, dopo vari adattamenti, il cineasta australiano si cimenta in un’opera dal respiro diverso.
L’attrice e il filmmaker raccontano alla stampa quest’intricato affresco sugli ostacoli del cuore che, come un elastico, sembrano avvicinare per poi allontanare i protagonisti.
Chi è Alice?
Marion Cotillard: Non credo si possa descriverla o giudicarla. Per me è un diamante grezzo dilaniata tra due sentimenti opposti. Quando la conosciamo ha un carattere ruvido che man mano s’ingentilisce e impara ad esprimere i sentimenti d’amore, specialmente verso il fratello. Come in ogni mio ruolo, ormai ho preso l’abitudine di prepararlo esplorandone l’infanzia, pensando quali possano essere state le gioie e le paure. Senza troppe informazioni su di lei, ho avuto piena libertà d’immaginazione. Quello che mi colpisce nella storia in particolare però è il momento in cui va su tutte le furie alla scoperta che il fratello parla di cose sue private nel suo libro.
Perchè lo fa?
George Miller: A me piacere raccontare emozioni più grandi dei personaggi e della vita stessa.
Come descriverebbe il rapporto trai fratelli?
Marion Cotillard: Per me questo film è una storia d’amore che sembra anche una sorta di duello, il che mi ha portato a provare un desiderio mai sperimentato durante la carriera, un sensazione strana. Ho iniziato a prendere le distanze da Melvin, anche se siamo amici e di solito chiacchieriamo tra i ciak. Non stavolta: l’ho evitato di proposito, cercavo di non incrociarlo neppure al trucco e mi comportavo in maniera distaccata. Quando è finito il set gliel’ho spiegato e siamo tornati alla normalità.
George Miller: Mi piace quest’accostamento con il genere western, perché in fondo si parla di amore e di perdita. Io ho la fortuna di avere entrambi i genitori ancora in vita, ma non so cosa farei se li perdessi come accade nella storia.
Quale altro metodo usa per immedesimarsi nei personaggi?
Marion Cotillard: Non ne ho uno preciso, ma per tutti i ruoli cerco di capire il passato dei personaggi e adoro fare prove su prove, come ad esempio usano fare i Dardenne. L’ideale è trovare una connessione con il ruolo, che mi permetta di lasciarsi abitare. Da parte mia resto aperta ad ogni sensazione, come quando conosco qualcuno per la prima volta. In fondo di questo si tratta perché quasi mi fondo nel personaggio quando lo devo interpretare.
Cosa cerca in un copione?
Marion Cotillard: Un personaggio in cui non mi sia mai cimentata. Sono talmente impulsiva che appena finisco di leggere una sceneggiatura che mi piace alzo il telefono e chiamo il mio agente, perché è come se sentissi la parte già mia.
Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Maggio 2022, 18:36
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