Mario Martone: «La mia rivoluzione? Una ragazza sull'isola»

Mario Martone: «La mia rivoluzione? Una ragazza sull'isola»

di Michela Greco
Cosa accade se una ragazza solitaria, che vive secondo le regole arcaiche della sua famiglia patriarcale, incontra un gruppo di giovani che hanno scelto proprio la sua isola, Capri, per esplorare la vita, l'arte, la libertà? Con Capri-Revolution Mario Martone ci porta nel 1914, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, a conoscere una capraia di nome Lucia (Marianna Fontana, vista in Indivisibili) e i ragazzi della comune che lì coltivavano l'utopia e preparavano la rivoluzione. Perché "c'è un rapporto costante tra il molto piccolo e il molto grande, tra l'intimo e la volta del cielo, tra l'esperienza personale e la grande storia", ha detto ieri il cineasta nel presentare il film, che chiude la sua trilogia storica e sarà in sala dal 20 dicembre dopo essere stato in concorso alla Mostra di Venezia.
Ha optato per una protagonista femminile, una scelta significativa.
Dopo due film come Noi credevamo e Il giovane favoloso, in cui ho raccontato tanti maschi, volevo parlare di una ragazza. Già in quei due lavori, in verità, ho proposto figure femminili che non erano solo madri, sorelle, mogli o amanti, ma donne autodeterminate. Stavolta ci tenevo a rappresentare una ragazza che si prende la vita a morsi, costi quel che costi. 
Capri-Revolution è ambientato all'inizio del '900 ma parla dell'oggi...
È vero, ma non lancia nessun messaggio, piuttosto pone domande, è dialettico. Afferma che il movimento e il confronto sono positivi, perché ogni volta che si nega l'altro, si nega lo sguardo su se stessi. Ciò che muove il mondo è lo spostamento, oggi invece sembra che si debba bloccare tutto. Questo è il tempo in cui è necessario riproporre questa energia vitale.
È preoccupato per qualche evento recente in particolare?
L'episodio delle pietre d'inciampo divelte a Roma nei giorni scorsi è agghiacciante. È qualcosa che spinge alle lacrime e ci dice cosa stiamo diventando. Ci stiamo abbrutendo.
La storia dovrebbe insegnare.
Il nazismo all'inizio si è posto come movimento risolutivo dei problemi del mondo e questo dovrebbe insegnarci a stare molto attenti quando arriva qualcuno che crede di sapere come salvarci.
Affrontare certi temi con un film ambientato nel presente sarebbe stato troppo incandescente?
Si sarebbe potuto fare, ma offrire una prospettiva aiuta. Se penso al bellissimo Santiago, Italia di Nanni Moretti, ad esempio, vedo che anche lì il rapporto passato-presente funziona nello stesso modo. Come si può dire che quello non sia un film su di noi, oggi? Ma allo stesso tempo crea una prospettiva, e farlo non significa ricostruire il passato facendone un presepe, ma cercare di dare una profondità al presente. Io a un certo punto sono entrato nella macchina del tempo e ci sono rimasto intrappolato. 
Sta per girare un nuovo film storico, Qui rido io, su Eduardo Scarpetta...
Nel frattempo ho girato Il sindaco del rione sanità, che è ambientato ai giorni nostri, ed è stato liberatorio dopo tanti anni in cui mi sono trovato alle prese con la ricostruzione, poi però mi ritufferò nel passato con il film su Scarpetta, che sarà ambientato più o meno negli stessi anni di Capri-Revolution, ma a Napoli. Per il protagonista la scelta naturale è stata Toni Servillo. Inizieremo a girare in estate
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Dicembre 2018, 09:22
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