Marcello Fonte: «Sono cresciuto tra le baracche, continuo a lottare per chi lavora»

Marcello Fonte: «Sono cresciuto tra le baracche, continuo a lottare per chi lavora»

di Ilaria Ravarino
BOLOGNA - «Il successo? Non mi ha cambiato: sono sempre il solito». Marcello Fonte, però, al Biografilm di Bologna, è stato accolto come una rockstar. Invitato come ospite d'onore, ha tenuto una lezione di cinema che i giovani del Festival hanno seguito con eccitato affetto. E dire che, prima del successo internazionale di Dogman, prima della Palma alla miglior interpretazione, prima che Cannes lo trasformasse insomma in una sorta di anti-divo très chic, Fonte non era che un attore. Un volto interessante, tra i tanti de La mafia uccide solo d'estate, un talento riconosciuto solo da certo cinema indipendente, che adesso, suo malgrado, è altro: una star.
Come si sente in questo ruolo?
«Io non sono quello che ha vinto la Palma. Sono il solito cittadino di sempre, quello che lotta per chi lavora, per chi si alza presto la mattina. Non è che adesso che ho vinto un premio sono diventato altro. Un barista per me ha lo stesso valore di un regista, io rispetto il mestiere e la passione delle persone. Se sei un pessimo uomo, sarai un pessimo barista, un pessimo attore, un pessimo regista».
Il successo non le dà sicurezza?
«Sono cresciuto tra case occupate e baracche. Non mi sento né meno né più di prima, sono allegro. Sorrido. Alla fine è vero, basta che ci sia la salute: capisci cosa vuol dire solo quando non c'è».
Si è impegnato per il Valle occupato. E ora?
«Sono un attivista, è la mia natura. Rinuncio volentieri alla mia vita privata, se posso diventare la voce di qualcun altro. Vengo dalla strada, conosco le persone che soffrono e i tanti che vogliono riuscire nella vita. Bisogna ascoltarli».
Che ricordi conserva del set di Dogman, di Matteo Garrone?
«Ci siamo guardati negli occhi e da quel primo input positivo si è creata l'empatia da cui è partito tutto. Matteo è molto esigente, è anche un pittore e infatti quando ti spiega le scene è pieno di riferimenti pittorici. Adora De Chirico e Caravaggio, usa la scenografia come fossero pennelli».
E con gli attori com'è?
«Ascolta tantissimo, si affida molto alle persone. Non si affeziona alla sua idea e basta, ma sa unire i contributi di tutti, come un allenatore di una squadra di calcio. Per dire, sul set mangiavamo tutti insieme, e già questo vuol dire molto, già questo racconta un lavoro orizzontale, senza quella piramide gerarchica tipica del cinema».
Cosa c'è nel suo futuro adesso?
«Asino vola, un film del 2014 pensato da tre ragazzi, fra cui io. Un film scritto a sei mani, autobiografico, racconta la mia vita da piccolo. Interpreto quattro ruoli tra cui quello di mio padre. Uscirà a settembre».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Giugno 2018, 08:04
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