Lino Banfi e il suo nuovo libro sull'Allenatore nel pallone: «Il mio Canà un eroe civile, Dybala mi ricorda Aristoteles»
di Marco Lobasso
Quel film di Sergio Martino ha reso immortale e ricco Lino Banfi.
«Immortale lo spero, ricco non direi visto che di tutte quelle vendite non ho visto un soldo. Per questo con il film di Sergio Martino ho un rapporto di odio e amore. Invece, scrivere un libro sui retroscena, gli aneddoti e le curiosità di quel lavoro è stato bello. Mi ha convinto Marco Ercole, giovane e bravo».
Amore perché?
«Per i ricordi, il successo e perché sono orgoglioso che quel film abbia messo in luce un tratto di Canà, che è anche il mio: un uomo che combatte il razzismo e che difende il suo calciatore di colore Aristoteles. Parliamo di 36 anni fa, oggi sarebbe un eroe civile».
Nel calcio di oggi chi gli ricorda Aristoteles?
«Dybala, ma solo perché ha lo stesso sguardo malinconico e dolce. Poi però in campo è un fuoriclasse».
E un tipo alla Canà? Ieri era Oronzo Pugliese e oggi?
«Antonio Conte è pugliese, arrabbiato e focoso in panchina, proprio come Canà. Però lui allena l’Inter; io allenavo solo la Longobarda».
Dia un consiglio agli allenatori di serie A.
«Fonseca mi sta simpatico, quando parla mi ricorda Aristoteles, ma in panchina sembra imbalsamato. Ma perché? Mi piacerebbe cantargli la ninna nanna come facevo con Aristoteles: “Fonsè Fonsè, sognà sognà. E speriamo che domenica la Roma vincerà…».
E gli altri big?
«Inzaghi è un grande, continuerà a fare bene con la Lazio. Però, secondo me quando Lotito gli parla in latino dice di sì anche se non capisce nulla. Pirlo speriamo che parli almeno nello spogliatoio, è giovane e la Juve è forte. Anche Pioli è capace ed esperto, però, ha un’aria così malinconica. Mi ricorda Crisantemi».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 2 Ottobre 2020, 08:29
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