Ora intervengono, con una lettera all'ad della Warner Bros Ann Sarnoff, cinque famigliari delle vittime della strage di Aurora (12 morti e 70 feriti) in Colorado, compiuta nel 2012 dall'allora 24enne James Holmes, che aprì il fuoco in un multiplex durante una proiezione de Il cavaliere oscuro - Il ritorno (terzo capitolo della trilogia su Batman di Christopher Nolan). Stando ai primi articoli, al momento dell'arresto, Holmes aveva detto di identificarsi in Joker, una voce poi smentita dall'avvocato dell'uomo, condannato a 12 ergastoli. «Quando abbiamo saputo che la Warner Bros stava per distribuire un film chiamato Joker, che presenta il protagonista in una storia delle origini benevola, ci siamo fermati a riflettere» scrivono i famigliari. Ribadendo il loro sostegno alla libertà di parola e espressione, non chiedono una messa al bando del film, ma che la Warner Bros sostenga attivamente «la lotta per costruire comunità più sicure e con meno pistole» e propongono alla major azioni concrete come usare la propria influenza per promuovere una riforma della legge sulle armi e smettere di contribuire alle campagne di candidati che prendono soldi anche dalla Nra (la lobby delle armi usa) o sono contro tale riforma.
Il film è «uno schiaffo in faccia» ha detto a Hollywood Reporter una delle firmatarie della lettera, Sandy Phillips, che dopo aver perso nella strage di Aurora una figlia, ha fondato con il marito l'associazione Survivors Empowered.
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Settembre 2019, 23:32
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