Addio a Marescotti, recitò per Benigni, Zalone e Ridley Scott

L'attore è scomparso a 77 anni dopo una grave malattia

Addio a Marescotti, recitò per Benigni, Zalone e Ridley Scott

di Totò Rizzo

Non era proprio stato quel che si dice il sacro fuoco dell’arte a spingere Ivano Marescotti – morto ieri a 77 anni dopo una quarantennale, applaudita e pluripremiata carriera fra teatro, cinema e televisione – sulle assi del palcoscenico e sul set. Sangue romagnolo, del quale era fiero tanto da aver anche intrapreso un’operazione di recupero della drammaturgia dialettale della sua terra, Marescotti era arrivato a recitare tardivamente e per puro caso: lui stesso raccontava come una sera, già trentacinquenne con posto fisso all’Urbanistica del Comune di Ravenna, s’era trovato per la prima volta illuminato dai riflettori e davanti a una platea per sostituire un amico. Improvvisamente, tot an bot, come si dice dalle sue parti.
Gli era piaciuto, però, tant’è che aveva mandato al diavolo lo stipendio sicuro e s’era incamminato verso la nuova avventura dall’esito incerto, incertissimo. Che ben presto si rivelò certo, certissimo e di belle speranze anche, provino dopo provino, spettacolo dopo spettacolo, film dopo film. Lavorando con i grandi, da Albertazzi a Martone, da De Berardinis a Cecchi e, sullo schermo, da Ridley Scott a Minghella, da Benigni ad Avati e, in tv, da Vancini a Perelli, da Giuseppe Bertolucci a Franco Rossi.
A puntare per primo su quel volto maschio, un po’ burbero, quasi severo fu proprio Albertazzi che nell’84 stava definendo il cast per Il genio, strana pièce sul cinema che gli avevano cucito addosso Raffaele La Capria e Damiano Damiani. Dopo alcune prove “minori”, per Marescotti fu l’ingresso in teatro dalla porta principale. Ci furono poi lunghe stagioni con l’avanguardia di Leo de Berardinis, uno Schnitzler con Thierry Salmon, un Buchner con Martone, uno Shakespeare con Cecchi, recitando anche Benni e Cavosi, inanellando dunque anche il meglio della scena italiana contemporanea.
Per il cinema fu Silvio Soldini a offrirgli la prima occasione importante con L’aria serena dell’Ovest ma poi si ritrovò sui set di Luchetti, Giordana, Mazzacurati, Brandauer, Ridley Scott lo volle in Hannibal accanto ad Anthony Hopkins, mancò per impegni teatrali l’offerta di Mel Gibson ne La passione di Cristo. La popolarità sarebbe esplosa con il dottor Randazzo di Johnny Stecchino di Benigni e si sarebbe rafforzata con il politico leghista di Cado dalle nubi di Zalone.
Da La neve nel bicchiere a La Piovra, da Piazza di Spagna a Raccontami il suo volto diventò familiare anche in televisione.
Da tempo, quella passione tardiva per l’arte voleva trasmettertela ai ragazzi, forse per riscattare gli anni perduti dietro una scrivania, tanto da fondare una sua accademia di teatro.

Per seguirne i progressi, l’anno scorso aveva deciso di dare l’addio alle scene, lasciando un po’ di rimpianto che da ieri s’è fatto più forte e definitivo.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Marzo 2023, 06:55
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