Isabella Ferrari nuda su Vanity Fair: «Il mio corpo come oggetto del desiderio. La malattia? È la paura di vivere a fregarti»

Isabella Ferrari nuda su Vanity Fair: «Il mio corpo come oggetto del desiderio. La malattia? È la paura di vivere a fregarti»
Dal movimento a difesa delle donne alla malattia. Isabella Ferrari più sexy e grintosa che mai, nuda sulla copertina di Vanity Fair. «È importante quello che è successo grazie al #MeToo. Ed è grandioso quanto sta accadendo nella nuova percezione del corpo femminile. Ma va fatto un distinguo, perché io rivendico il mio corpo come oggetto del desiderio. E nessuno può né deve dirmi quello che devo o posso fare col mio corpo». Così l'attrice nell'intervista rilasciata a Simone Marchetti, direttore della rivista in edicola domani mercoledì 30 ottobre. «In queste foto, per esempio, mi sono presentata nuda - dice Isabella Ferrari motivando la scelta di mostrarsi senza veli - Che bisogno c’era, direbbe qualcuna. La mia risposta è semplice: a 55 anni non ho nessuna intenzione di nascondermi in casa. Non riesco proprio a sentirmi vecchia, anzi, mi sento completamente in pista, nel mondo, con la voglia di essere nuda, amata, desiderata. E di amare e di desiderare».



Poi la malattia e la depressione. E il desiderio di vivere sempre senza paura. «Qualche anno fa succede che una mattina mi sveglio e non riesco più a muovere le gambe - dice -. Tutto è precipitato in fretta. Inizia il calvario delle visite e delle diagnosi. E le diagnosi si dimostrano sempre sbagliate, anche quelle fatte da medici e ospedali stranieri. Vado all'estero, mando il mio sangue per esami negli Stati Uniti. Poi arrivano i dolori accecanti, il cortisone. Una notte, era il 2 giugno, mi ricoverano in un ospedale vicino a casa, a Roma. Lì incontro il medico più importante per me. La diagnosi che fa non è per niente buona. Mi perdoni, ma non farò il nome di questa malattia rara perché appena l'hanno fatto a me sono andata su Internet, ho digitato la patologia e mi sono spaventata. Insomma, il medico suggerisce una terapia importante e pericolosa, qualcosa che poteva funzionare solo in una percentuale di casi. Io decido di non farla e parto per Pantelleria»



«Ero lucidissima, quell'estate, per via delle dosi di cortisone - prosegue nel racconto - Dipingevo, mi sentivo molto illuminata e ogni tanto provavo a preparare al peggio i miei figli. Poi la situazione peggiora, mi riportano a Roma d'urgenza e inizio la terapia. Ogni mattina, per due anni, sono andata in quell'ospedale. E quando non potevo muovermi, dal letto della struttura chiamavo i miei figli via Skype per restare ancorata a loro e alla vita. Piano piano, un passo alla volta, ce l'abbiamo fatta. Ed eccomi di nuovo in pista, appunto. Ho avuto tanta paura di vivere quando avevo vent'anni. E mi sono fatta venire pure gli esaurimenti con la depressione. La recente malattia, però, mi ha fatto capire che non devi avere paura di morire - conclude l'attrice - Perché è la paura di vivere a fregarti Solo quella. Soltanto quella»
Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Ottobre 2019, 22:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA