Pippo Franco: «Facevo le commedie sexy, ora parlo di Socrate»

Pippo Franco: «Facevo le commedie sexy, ora parlo di Socrate»

di Paolo Travisi
Le commedie sexy in cui spiava le nudità di Edwige Fenech dalla serratura, canzoni amate dai bambini come Mi Spacca la pipì, le barzellette in tv e la compagnia del Bagaglino: la popolarità di Pippo Franco è legata a tutto questo. Ma nel suo percorso artistico, ha incrociato Renato Guttuso, è stato amico di Fellini, collaborato col regista Billy Wilder. A 78 anni, continua ad amare il palcoscenico, ma nei suoi spettacoli ragiona di filosofia e racconta l'arte.

Ha avuto un'infanzia difficile, ma come risposta al dolore, ha scelto di far divertire le persone?

Le difficoltà ti costringono a tirar fuori quello che sei, già da bambino. Ho disegnato fumetti per anni, poi scritto canzoni e fatto l'attore, ma fare più mestieri, ha significato farne uno solo, l'artista.

Tra le sue amicizie giovanili Gabriella Ferri e Lucio Battisti. Le mancano?

No, sono dentro di me. Mi manca il periodo, quello di una nazione poetica, mentre oggi la vita è una frenetica corsa all'affermazione di sé, solamente esteriore.

La grande popolarità è arrivata con le canzoni per bambini?

Sembravano tali, ma in realtà erano canzoni per i grandi. Mi scappa la pipì parla del rapporto di un padre con un figlio, ma ancora oggi la cantano i bimbi per ridere di un momento complicato.

Nel cinema lei è legato alla commedia sexy. Le piacevano quei ruoli?

Li rifarei anche perché li scrivevo io. Con ironia si raccontava il disagio di un uomo emarginato, che non poteva aspirare a donne bellissime come Edwige Fenech. Quello che non sapevo è che i titoli, come Gran pezzo dell'Ubalda, venivano dati dal produttore. All'inizio era un altro, altrimenti mi sarei opposto.

Un suo collega, Alvaro Vitali è rimasto vittima di quel genere.

E' stato un bravo interprete di quel tempo. Ha recitato con Fellini, ma all'epoca ci si augurava di non farlo, perché c'era una tradizione, tra noi attori, che chi lavorava in un suo film poi non recitava più.

Che ne pensa del cinema di oggi?

Il cinema italiano aveva una sua identità, i film d'autore e comici erano apprezzati da Woody Allen a Tarantino, perché il nostro cinema insegnava al mondo. Oggi non esiste più, le sale sono vuote e si guadagna coi popcorn.

Poi è arrivata la satira col Bagaglino?

Ho iniziato nel '72 in una cantina. Con Proietti e Montesano siamo stati tra i primi a fare satira, una comicità inconsueta. Si ragionava sulle incongruenze, sui costumi, sugli aspetti paradossali della vita.

Non si è spenta la passione per il palcoscenico?

No, ma ho scelto spettacoli diversi. Nei teatri non amo molto lavorare, preferisco stare tra la gente, dove posso parlare di Socrate e di arte con più libertà.
Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Ottobre 2018, 08:43
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